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In Egitto proseguono i negoziati per cessate il fuoco a Gaza, ma un’intesa ancora non c’è

today8 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Trattative e negoziati a oltranza per il cessate il fuoco: Trump parla di «possibilità di pace», ma accordo ancora lontano.

Si prosegue ad oltranza nei negoziati per porre fine alla guerra a Gaza, ma un’intesa tarda a venire. Secondo Trump, le trattative in corso sono serie e c’è una possibilità di pace in Medioriente, anche oltre la situazione a Gaza. “Ogni Paese nel mondo sostiene il piano, c’è una reale possibilità di fare qualcosa”, ha aggiunto il presidente Usa.

Sono anche iniziate le discussioni sulle liste dei prigionieri palestinesi da rilasciare dalle carceri israeliane in cambio di ostaggi. Hamas chiede il rilascio di Marwan Barghouti, Ahmad Saadat, Hassan Salameh, Abbas a-Sayed e di altri prigionieri condannati all’ergastolo. Hamas ha confermato la sua disponibilità a consegnare tutti gli ostaggi, vivi e morti. “Il rilascio dell’ultimo ostaggio ancora nelle mani di Hamas deve coincidere con il ritiro definitivo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza”, dice Hamas.

Lettera di Trump al Forum delle Famiglie degli ostaggi

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha inviato una lettera di ringraziamento al Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che ha proposto il capo della Casa Bianca per il Premio Nobel per la Pace.”Dopo gli orribili eventi del 7 ottobre 2023, che hanno visto famiglie distrutte, bambini strappati dalle braccia dei genitori e persone innocenti uccise e violentate, ho deciso di riportare a casa tutti gli ostaggi e di garantire la totale distruzione di Hamas affinché questi atti orribili non si ripetano mai più.

“Queste scene indicibili sono rimaste impresse nella nostra memoria e non le dimenticheremo mai”, ha dichiarato Trump, sottolineando che tutta la sua Amministrazione “è stata toccata dal fatto che, nonostante l’inimmaginabile dolore e la sofferenza di aver trascorso due anni senza sapere dove si trovassero i vostri cari, abbiate continuato a raccontare le loro storie e a battervi per loro”.

Oggi nuova mobilitazione della Flotilla

L’8 ottobre tutti in piazza, appello alla mobilitazione per la Freedom Flotilla, non permettiamo che accada alla Freedom Flotilla quello che è accaduto alla Global Sumud Flotilla”. Così, tramite i canali social, Freedom Flotilla Italia, Giovani Palestinesi Italia, Movimento studenti palestinesi in Italia ed Unione Democratica Arabo-Palestinese invitano nuovamente a scendere in strada per Gaza. Nel post, gli attivisti sottolineano che nelle “prossime ore la Freedom Flotilla entrerà nelle acque internazionali vicino a Gaza, dove esiste il concreto rischio che venga intercettata e sequestrata dalle forze israeliane come accaduto in passato”.


Negoziati | Il prigioniero simbolo: Barghouti

Uno degli aspetti più affascinanti è come la figura di Marwan Barghouti, detenuto da decenni, abbia assunto nel tempo un valore quasi mitico, un simbolo di resistenza più che semplicemente un prigioniero. In particolare:

  • Barghouti è spesso paragonato a Nelson Mandela per la sua lunga detenzione e per la sua richiesta di essere parte del processo politico giusto. Alcuni lo vedono non solo come leader oppositore, ma come potenziale figura di riconciliazione tra le fazioni interne palestinesi.

  • Nonostante sia in carcere – dal 2002 secondo varie fonti – il suo nome compare frequentemente nelle trattative come “prigioniero da liberare”.

  • La longevità della sua prigionia ha fatto sì che molti vedano in lui un ponte tra generazioni: chi lo ricorda dagli anni Novanta, chi lo considera un simbolo anche per i giovani che non lo hanno mai conosciuto fuori dal carcere.

Le condizioni, le accuse e la carriera carceraria

Dietro al mito, ci sono fatti concreti meno noti:

  • Barghouti è stato condannato a più ergastoli per il suo ruolo nel movimento Fatah e nella seconda Intifada, a fronte di accuse che vanno da attacchi a Israele a responsabilità politiche e militari.

  • Ci sono segnalazioni, da fonti giornalistiche internazionali, secondo cui in prigione avrebbe subito trattamenti estremi: isolamento, mancanza di cure mediche, restrizioni sull’igiene, e vari trasferimenti carcerari.

  • Alcuni rapporti parlano di contenuti imposti nella sua cella — come l’inno nazionale israeliano o materiali propagandistici — per provocazione psicologica.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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