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Scontro finale sulla nomina di Beatrice Venezi alla guida della Felice. Sciopero il 17 ottobre

today9 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Lo sciopero del 17 ottobre blocca la stagione della Fenice dopo la nomina di Beatrice Venezi, tra accuse di favoritismo politico e difese d’immagine.

Il 17 ottobre, i sindacati proclamano lo sciopero per protestare contro la controversa nomina di Beatrice Venezi alla guida del Teatro la Fenice di Venezia. Salta così la attesissima prima del Wozzeck. E’ l’ultima spallata contro la scelta di affidare la direzione musicale alla Venezi.

Il sindaco di Venezia Brugnaro ha proposto di avviare un percorso conoscitivo con il nuovo direttore designato, confermando tuttavia la nomina. Al contempo i sindacati hanno dichiarato la propria disponibilità a intraprendere tale percorso solo a seguito della revoca preventiva della nomina.

Il ruolo della politica

Dunque la nomina di Venezi solleva critiche e perplessità. Dopo l’iniziale protesta dell’orchestra, che la ritiene non all’altezza del compito affidato per la sua limitata esperienza in campo artistico, Venezi è stata attaccata dall’opposizione, secondo cui la decisione è dovuta solo alla sua vicinanza alla premier Giorgia Meloni.

Venezi si difende e chiede danni di immagine e della sua reputazione attraverso l’avvocato Bongiorno. Non solo. Alla protesta si aggiungono almeno 160 persone, fedeli abbonati del teatro. Il sindaco Brugnaro scommette che il caso rientrerà. “Quei palchi che sono prenotati da anni secondo me troveranno immediatamente un venditore penso a prezzi più alti. Faccio questo pronostico”.

L’immagine del teatro La Fenice

Il teatro La Fenice di Venezia, inaugurato nel lontano 1792, è certamente uno dei più prestigiosi d’Italia, la cui immagine è legata alla storia della lirica internazionale. Bruciato nel 1836 a causa del malfunzionamento di una stufa, è stato restaurato attraverso vari interventi nel 1854, 1937, 1976. Il teatro andò in fiamme per la seconda volta nel 1996 e nuovamente avviato nel 2003. Su questo palco si tiene il Concerto di Capodanno.

Qui si sono tenute le prime mondiali di Igor’ Stravinskij, Benjamin Britten, Sergej Prokof’ev, Luigi Nono, Bruno Maderna, Karlheinz Stockhausen e di Mauricio Kagel, Adriano Guarnieri, Luca Mosca e Claudio Ambrosini. Difficile vedere Beatrice Venezi al vertice della Fenice, ma in Italia tutto è possibile.


Radici della protesta

La polemica sul caso Venezi nasce da una frattura profonda fra gestione amministrativa e comunità artistica. L’orchestra del Teatro La Fenice, insieme alle maestranze e alle rappresentanze sindacali, ha apertamente contestato la nomina, denunciando modalità poco trasparenti e una decisione calata “dall’alto”.

 Gli orchestrali affermano che il curriculum di Venezi non sia comparabile con quello dei direttori musicali stabili che si sono succeduti sul podio della Fenice. Sostengono inoltre che il dialogo non sia stato sufficiente, che non vi sia stata una reale condivisione preventiva con chi lavora “sul campo”.

La difesa dell’istituzione e le scelte comunicative

Di fronte alla levata di scudi, i vertici del teatro – e il sindaco Brugnaro – hanno respinto le richieste di revoca, pur ammettendo che il processo decisionale avrebbe potuto essere gestito meglio. Il sovrintendente Colabianchi ha difeso Venezi come figura innovativa, capace di attrarre un pubblico nuovo, affermando che la sua giovane età e la sua femminilità possano essere un valore per il rinnovamento del teatro.

Brugnaro, seppure consapevole della tensione, ha rilanciato la sua fiducia nella nomina e ha proposto un “percorso conoscitivo” con la direttrice, condizionato però da una revoca preventiva, richiesta che è stata respinta dai sindacati.

Ripercussioni immediate e scenari futuri

Il primo effetto tangibile è la cancellazione della prima, un evento d’impatto simbolico e operativo. Ma il contenzioso rischia di travalicare anche verso il Concerto di Capodanno (che già figura fra gli eventi a rischio secondo alcune fonti). Inoltre, vengono segnalate disdette degli abbonamenti (circa 160 secondo alcune stime) e un clima di sfiducia crescente nei confronti dell’istituzione.

 Se la nomina non verrà ritirata, la spaccatura potrebbe consolidarsi, mettendo in discussione la credibilità del teatro, la coesione interna dell’orchestra e il rapporto con il pubblico stesso. Una difficile partita si gioca anche sull’equilibrio fra strumenti di potere politico, gestione amministrativa e autonomia artistica.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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