Il Corsivo

La cultura della destra e la riscrizione della Storia

today14 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

La memoria contesa: revisionismi, dichiarazioni e la crisi culturale della destra italiana.

La Storia non è buona o cattiva, è solo composta da fatti, date, luoghi. Gli storici studiano e verificano i fatti, i narratori raccontano le storie e i luoghi dove sono ambientate, la società civile e politica dovrebbe invece custodire la loro memoria nel tempo.

Cosa accade quando una parte politica si convince che la sua matrice identitaria debba prevalere su quella che considera prevalente, cioè tutti i pensieri filosofici e politici moderni che non siano quelli della destra italiana? Succede che prima o poi i retaggi del passato riaffiorano e producono disastri culturali.

Quindi il battaglione Bozen delle SS colpito dai Gap in via Rasella a Roma diventa per la seconda carica dello Stato una banda musicale di semi pensionati, il fascismo ha fatto anche cose buone perché le bonifiche, perché i treni arrivavano in ritardo, ed altre idiozie.

Le sconcertanti dichiarazione della ministra Roccella

Si arriva fino a questi giorni dove la ministra Eugenia Roccella, titolare del dicastero della famiglia, evidentemente priva di letture, può sostenere che le gite ad Auschwitz siano state un modo per continuare a dire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta, e per questo motivo sono state incoraggiate e valorizzate.

La Roccella sta parlando di Auschwitz, il campo di sterminio più grande della storia, dove Adolf Hitler ha agito anche con la complicità dei regimi fascisti europei, che consegnavano i propri concittadini alle SS, tra cui la dittatura di Benito Mussolini. Su questo punto l’umanità ha prodotto un tal numero di prove documentale che tra processi, libri, ricerche, supera alcuni trilioni di pagine in tutti gli archivi del mondo.

Basterebbe leggere solo quelle del processo di Norimberga per capire la portata dell’Olocausto, senza dimenticare quelle del cosiddetto “armadio della vergogna” che provano la complicità dei repubblichini nella guerra contro i civili italiani a Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e numerosi altri borghi italiani. Spetta a Liliana Segre, superstite di Auschwitz, a rendere silente ogni altra replica. «Stento a credere che una ministra della Repubblica possa avere detto che i viaggi ad Auschwitz sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo. Quale sarebbe la colpa?». Ma cosa accadrà in Italia quando se ne andrà anche l’ultima testimonianza di quello sterminio?


Il fondo Segre al CDEC

Liliana Segre ha donato al CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) tutti i materiali che documentano la sua attività come testimone della Shoah, dal 1992 al 2020. Il fondo è composto da 53 buste e 351 fascicoli; ci sono lettere, appunti, bozze di discorsi, testimonianze da incontri nelle scuole, lavori fatti dagli studenti. I materiali personali sono divisi in sette serie archivistiche (scuole, corrispondenza, testimonianze, documenti personali, onorificenze, scritti e testimonianze proprie, fotografie) per facilitarne la consultazione.

Ci sono anche fotografie: l’archivio fotografico comprende 475 immagini o stampe, molte raccolte in album, e si trovano scatti dei primi anni, dell’infanzia, ma anche di momenti successivi. Le scatole fisiche usate per la donazione sono misure ben precise: 25 scatole da 34×52×20 cm consegnate nel marzo 2017, e altre 6 scatole da 34×70×50 cm consegnate nel 2021. L’archivio è aperto al pubblico su prenotazione.

Dettagli sull’attentato di via Rasella

Ecco alcuni dettagli storici concreti dell’azione partigiana in via Rasella a Roma, 23 marzo 1944, che spesso non vengono ricordati nei resoconti più generici.

  • L’azione fu preparata dai GAP romani. Rosario Bentivegna, studente all’epoca, fu quello che trasportò e sistemò l’ordigno dentro un carretto della spazzatura.

  • Per il travestimento: Bentivegna era vestito da spazzino per non farsi riconoscere, e Carla Capponi lo coprì con un impermeabile per nascondere l’uniforme da spazzino dopo l’azione.

  • L’ordigno conteneva tritolo e schegge di metallo ed era collocato in modo da causare il massimo danno al passaggio del battaglione «Bozen» di soldati tedeschi.

  • Il risultato fu 33 soldati uccisi nell’immediato, altri feriti, e la morte di alcuni civili italiani presenti nei dintorni.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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