Il Corsivo

Una manovra economica elettorale

today16 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Una manovra economica da 18 miliardi che guarda più alle urne che al futuro del Paese: pochi fondi per salari e famiglie, nessuna strategia per lo sviluppo industriale.

Domani il consiglio dei ministri approva la manovra economica del Governo da 18 miliardi l’anno, illustrata giorni fa dal titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti e spedita già a Bruxelles per il controllo della Commissione europea. Osservando con attenzione i vari capitoli di spesa, la loro distribuzione, si può già dire che si tratta di un provvedimento di tipo elettorale.

Non ci sono solo banche, rottamazione, taglio delle tasse e più spese militari. Nel Documento programmatico di bilancio, vengono elencati i macro-temi della manovra, ma diverse misure sono tutte da definire nel dettaglio, tra coperture ancora da individuare, proposte da limare ed equilibri da trovare tra le varie anime politiche dell’esecutivo.

Poche risorse sui salari, sulla lotta alla povertà, senza una visione di sviluppo industriale

Diciamo subito che non c’è molto per famiglie e poveri: 3,5 miliardi in tre anni di cui 1,5 (500 milioni all’anno), per escludere la prima casa dall’Isee. Il taglio di due punti dell’aliquota Irpef al 35% viene confermato dal governo. Tuttavia ancora balla la soglia di reddito beneficiata dall’intervento, se fino a 50mila o 60mila euro o intermedia. Nel triennio 2026-2028 verranno stanziati 9 miliardi. Ci sono 2 miliardi per adeguare i salari al costo della vita nel 2026.

L’ipotesi in campo è che vadano a incentivare i rinnovi contrattuali, con una forma di detassazione, ma 2 miliardi non fanno alzare i salari ridotti al palo dall’inflazione percepita dai cittadini che non è quella fissata dall’Istat. Non c’è un investimento sullo sviluppo del sistema Paese. Senza una visione del futuro, con risorse corpose indirizzate verso settori strategici, sarà difficile aumentare i salari, alzare la produttività e la crescita economica.

Cosa significa “escludere la prima casa dal calcolo patrimoniale”?

Un tema che si discute con insistenza nell’ambito della manovra è la revisione dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), con un’ipotesi che potrebbe modificare significativamente l’accesso ai principali sostegni sociali per molte famiglie: l’esclusione dell’abitazione principale (la “prima casa”) dal calcolo patrimoniale.

L’ISEE è un indicatore che combina reddito, patrimonio e composizione del nucleo familiare per stabilire la condizione economica equivalente di una famiglia. Viene utilizzato per stabilire l’accesso e l’entità di agevolazioni e prestazioni sociali (assegni, bonus, tariffe agevolate, sostegni agli affitti, ecc.). Attualmente, nel patrimonio che entra nel calcolo dell’ISEE, si considera anche il valore dell’immobile di proprietà del nucleo familiare, anche se l’abitazione principale gode già di alcune forme di agevolazione patrimoniale.

La proposta che si sta valutando nella manovra prevede di escludere completamente – o fino a una certa soglia di valore catastale – la prima casa dal calcolo del patrimonio ai fini ISEE. In concreto, ciò vuol dire che il valore catastale dell’abitazione principale non contribuirebbe ad aumentare il “peso patrimoniale” ai fini del calcolo dell’ISEE.

Manovra economica | Quali ipotesi sono sul tavolo?

Le bozze circolanti prevedono che l’esclusione riguardi la prima casa fino a un determinato valore catastale — per esempio, fino a 100.000 euro o un valore patrimoniale equivalente (corrispondente, nel mercato reale, a un valore più elevato dell’immobile).

Si sta anche considerando l’adeguamento delle “scale di equivalenza” che intervengono nel calcolo dell’ISEE: ossia i coefficienti che tengono conto del numero di componenti del nucleo familiare, della presenza di disabili, figli a carico, altre situazioni specifiche. Cambiare queste scale può avere effetto sugli importi finali dell’ISEE per molte famiglie.

Impatti pratici attesi

  1. Riduzione dell’ISEE per molte famiglie
    L’esclusione della prima casa dal calcolo patrimoniale farebbe automaticamente “scendere” l’ISEE di molti nuclei familiari, perché eliminerebbe un elemento che spesso pesa non poco nei calcoli patrimoniali. In alcuni casi si parla di riduzioni che potrebbero essere di migliaia di euro nell’indicatore finale.

  2. Accesso più agevole alle prestazioni sociali
    Un ISEE più basso significa che alcune famiglie che attualmente non rientrano nei limiti richiesti per accedere a bonus, sussidi, tariffe agevolate (es. per asili, mense scolastiche, servizi sociali) potrebbero diventare ammissibili. Questo significa un ampliamento della platea dei beneficiari.

  3. Redistribuzione delle risorse sociali
    Escludendo dal calcolo del patrimonio l’abitazione principale, si scavalcano alcune disuguaglianze territoriali (in comuni dove il valore immobiliare è elevato) che penalizzano nuclei familiari a reddito basso che vivono in aree centrali. In sostanza, può mitigare l’effetto “patrimoniale” delle differenze immobiliari geografiche.

  4. Costi per la finanza pubblica
    Ovviamente, togliere la casa principale dal calcolo significa che lo Stato “perderà” una base imponibile potenziale nel calcolo dell’ISEE: le agevolazioni e i bonus che prima non potevano essere riconosciuti potrebbero ora essere concessi a un numero maggiore di persone. Ciò implica la necessità di trovare coperture finanziarie adeguate.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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