Il Corsivo

Le critiche di Forza Italia alla manovra: le correzioni non bastano.

today23 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Forza Italia alza il tiro sulla legge di bilancio: affitti brevi e tasse sulle banche al centro dello scontro politico.

La Ragioneria ha bollinato la manovra economica del Governo che è ora in Quirinale. Il documento è composto di 154 articoli, ma lo scontro politico nella maggioranza si concentra essenzialmente su due misure. Sugli affitti brevi, si allargano le distanze tra i partiti. Nel testo non è previsto l’aumento della cedolare dal 21 al 26% circolato assieme alla bozza della Finanziaria, se non nel caso di una prima casa piazzata su Airbnb o messa a disposizione di altri intermediari.

Per Forza Italia la correzione non basta e promette battaglia in Parlamento con emendamenti. Il secondo fronte resta quello delle banche. Il governo chiede 11 miliardi in tre anni al settore, dei quali 4,4 nel 2026, ma le norme per dare forma al prelievo sono ancora aperte. L’Abi chiede solo misure per anticipare liquidità bancaria e il governo ha piazzato la tassa per affrancare entro il 2028 le riserve della legge “extraprofitti” 2023, e ha aumentato del 2% l’Irap fino al 2028.

L’esercito dei delusi

La manovra lascia una scia di polemiche e in molti rimangono delusi. Innanzitutto i pensionati con cedolini minimi che portano a casa insignificanti aumenti. Poi quelle che vorrebbero uscire prima dal lavoro con Opzione donna, non più finanziata, e gli italiani intorno a Quota 103 che devono subire l’innalzamento dell’età per accedere alla pensione.

E ancora i sindacati di polizia che parlano di una disattenzione grave nei confronti delle Forze dell’ordine, così come le rappresentanze dei vigili del fuoco, degli autotrasportatori che denunciano una stangata da 200 milioni, e molti altri ancora. Certo, ogni Governo a fine anno, subisce l’assalto alla diligenza. I partiti sono affamati di voti, e le promesse elettorali non vanno mai d’accordo con il controllo dei conti pubblici.

Forza italia: Affitti brevi manovra 2026

Uno dei nodi più delicati e contesi all’interno del testo approvato dalla Ragioneria e ora all’esame del Quirinale. L’obiettivo del governo, da un lato, è far emergere redditi “una tantum” finora poco o nulla tassati; dall’altro, il provvedimento incrocia resistenze forti, soprattutto da parte di Forza Italia, che contesta l’eccessiva rigidità della nuova disciplina e ne avverte gli effetti politici. In bozza era prevista un’unica aliquota del 26 % per tutte le locazioni brevi, senza più distinzione tra “prima unità” e immobili successivi — una misura che molti attori del settore hanno definito una vera patrimoniale sulla casa.

Nella versione bollinata del testo, tuttavia, è stata introdotta una correzione parziale: l’aliquota del 21 % viene mantenuta solo se nell’anno d’imposta non sono stati conclusi contratti tramite intermediari o piattaforme digitali (come Airbnb o Booking). In caso contrario, la cedolare grava al 26 %. Questa “esenzione condizionata” sembra assumere un’importanza rilevante, ma secondo le stime della Ragioneria riguarda una porzione minima di proprietari, dal momento che la maggior parte delle locazioni turistiche avviene ormai tramite canali intermediati.

Sul fronte tecnico e operativo, le critiche sono molteplici. L’associazione Aigab parla di “patrimoniale mascherata” e sottolinea che la norma così modificata finirebbe per colpire in modo dispersivo, anche chi non ha scopi speculativi. Confederazioni imprenditoriali e rappresentanti del settore insistono sull’importanza di preservare la forma agevolata (21 %) per quanti operano in modo non imprenditoriale, anche per consentire un’offerta turistica diffusa nelle aree minori.

Fra gli effetti attesi c’è una maggiore complessità amministrativa: locatori e piattaforme dovranno verificare anno per anno se sono stati coinvolti passaggi intermediati, e ciò potrebbe generare contenziosi, incertezze e incentivi all’affitto “fuori libro”. In particolare, per chi sceglie la cedolare secca attraverso portali, la ritenuta applicata dall’intermediario sarà anch’essa allineata al 26 %, stringendo la disponibilità netta del proprietario sin dal momento dell’incasso. Si tratta della privatizzazione (o “uso privato”) di un bene che, nella sensibilità popolare, è percepito come elemento identitario di sicurezza economica.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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