Il punto della settimana

Le ragioni di Sinner e quelle di Vespa

today26 Ottobre 2025

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Scritto da Giornale Radio

A cura di Ferruccio Bovio

In queste ultime ore, quello che, per la maggior parte dei media italiani, era diventato un modello assoluto ed inarrivabile di classe sportiva e di fair play – da esibire orgogliosamente al mondo intero quale massima gloria nazionale – è ritornato ad essere, improvvisamente, quell’ingrato “crucco” che, lo scorso anno, aveva già deciso di disertare i Giochi Olimpici di Parigi. E si, perché il fino a ieri tanto idolatrato, Jannik Sinner, ha pensato bene di ricordarci di non essere – contrariamente a quanto abbiamo sempre preteso da lui – un autentico semi dio, ma di appartenere, invece, molto più banalmente (e facciamocene una ragione) anch’egli alla specie umana. Niente finale di Davis, quindi, per la condanna corale pronunciata da una sbrigativa campagna di denigrazione giornalistica che, insolitamente, è riuscita nella non facile impresa di accomunare testate di tutti gli schieramenti politici.
Si è chiesto, per primo, l’eterno Bruno Vespa perché mai un italiano dovrebbe tifare per Sinner. Per uno che è tedesco di lingua madre, che risiede a Montecarlo e che decide di non giocare per la nazionale in Coppa Davis solamente perché vuole prendersi una settimana di vacanza in più. Forse, la domanda Vespa la dovrebbe rivolgere ai milioni di Italiani che sono rimasti attaccati al televisore per oltre cinque ore, quando il fuoriclasse di San Candido era unanimemente percepito come l’eroe azzurro che, alla fine, trionfava là dove nessuno dei nostri tennisti era mai riuscito ad arrivare. Alla faccia – in quelle esaltanti giornate di Wimbledon o di Roland Garros – della sua germanica chioma fulva che ha finito per far piacere le carote anche a chi non le aveva mai mangiate o del suo modo di porsi garbato e distaccato che, certamente, ha ben poco di campano o di romagnolo.
Meno male che tutti quelli che si intendono di tennis – compresi i mitici campioni della Davis del 76 Panatta, Bertolucci e Barazzutti – hanno evitato di buttare la croce addosso a Sinner, riconoscendo un certo fondamento alla scelta di rinunciare ad un trofeo divenuto ormai molto meno prestigioso che in passato, per rifiatare in attesa degli impegni che contano maggiormente. Del resto, anche Federer, per la storica Insalatiera, ha giocato, con la nazionale elvetica, una sola volta in tutta la sua carriera, privilegiando sempre i tornei individuali. Così come anche hanno, a loro volta, fatto pure Nadal e Djokovic. Il grande tennis oggi non è più quello di Pietrangeli o di Panatta, ma è un altro e l’Italia, in questo momento, sembra stranamente essere l’unico luogo al mondo a non essersene ancora accorto.
Quello di Jannik Sinner non è, dunque, un tradimento della Patria, anche perché la Davis non è l’equivalente tennistico di un mondiale di calcio. Il tennis è uno sport individuale che, tra l’altro, negli ultimi anni, ha esasperato questa sua caratteristica, alimentando una distanza quasi abissale tra l’interesse che un qualsiasi giocatore professionista nutre per un ricco torneo dello Slam e quello che può, invece, provare verso un’Insalatiera d’altri tempi.
Pertanto, in vista delle APT Finals che si giocheranno a Torino a novembre e degli Open di Australia in programma a gennaio, è più che comprensibile la scelta di Jannik e del suo team di saltare la Davis. Davis di cui, comunque, l’Italia ha vinto le due ultime edizioni anche grazie al contributo determinante fornito proprio dal nostro “ingrato crucco”.
Saremmo, infine, anche curiosi di leggere le reazioni e i commenti di certi nazionalisti dell’ultima ora se, venendo incontro alle loro attuali pretese, Sinner ritornasse sui suoi passi, giocasse per la nazionale compromettendo la sua preparazione e poi, magari, disputasse una stagione deludente nel 2026.

26 Ottobre 2025

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