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Ultimi fuochi nella campagna elettorale per il sindaco di New York: il favorito nei sondaggi è Mamdani, socialista musulmano

today28 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Il candidato socialista Zohran Mamdani sfida l’establishment democratico e promette una New York più equa e solidale.

New York non è certamente l’America, ma il prossimo 4 novembre, se il giovane Zohran Mamdani, il volto nuovo dei democratici, dovesse battere Andrew Cuomo per la carica di sindaco, sarebbe una pesante sconfitta anche per Donald Trump.

Mamdani, 33 anni, resta ancora in testa nei sondaggi, che non sono cambiati dallo scorso giugno quando si è imposto alle primarie. Lui ha origini ugandesi, parla alla pancia dei ragazzi newyorkesi, utilizza la potenza dei social media, ed è diventato il simbolo di una nuova politica della sinistra americana, sostenuto dal movimento contro le oligarchie di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, e dall’opposizione di piazza contro Trump.

Le proposte di Zohran Mamdani

I seguaci di Trump parlano di New York come una città infernale, dove imperversano le gang criminali, stipata di immigrati illegali e fuorilegge. Mamdani, al contrario, racconta di una città gioiosa, dove tanta gente vive con difficoltà ma vorrebbe restare, sognando una vita migliore e diversa. Affronta le questioni, anche le più spinose, con l’occhio di chi vuol capire, di chi vuol ascoltare, di chi pensa al bene dei più e non dei pochi ricchi.

Mamdami propone il congelamento degli affitti per gli inquilini di case stabilizzate; trasporto pubblico gratuito, in particolare sugli autobus; asili nido pubblici e gratuiti per tutti i bambini sotto i sei anni; supermercati municipali che vendano a prezzi all’ingrosso; e un aumento progressivo del salario minimo, con l’obiettivo di arrivare a 30 dollari l’ora entro il 2030. La sua vittoria sarà anche una lezione per i dirigenti del Partito democratico americano, chiusi e sconfitti nelle loro stanze del potere.

Un altro volto di Zohran Mamdani: radici e quotidianità

Quando si osserva la corsa di Zohran Mamdani alla carica di sindaco di New York, è facile concentrare l’attenzione sulle sue proposte politiche, sulle alleanze e sui sondaggi. Tuttavia, un aspetto meno discusso — e non polemico — riguarda la sua dimensione personale: le radici multiculturali, la passione per la musica e la vita di quartiere che rendono il suo profilo più umano e riconoscibile.

Nato a Kampala, Uganda, nel 1991, Mamdani è figlio di genitori con un forte background intellettuale e culturale: la madre è la regista indiana-americana Mira Nair, il padre l’accademico ugandese di origini indiane Mahmood Mamdani. Quando la famiglia si trasferì a New York quando lui aveva circa sette anni, Mamdani portò con sé non solo un bagaglio familiare molto ricco, ma anche la coscienza di una identità che si estendeva tra continenti e storie diverse.

Da adolescente frequentò scuole pubbliche a New York, tra cui la prestigiosa Bronx High School of Science, e poi il college, laureandosi in Africana Studies al Bowdoin College nel 2014.Ma ciò che sorprende è come quella formazione accademica abbia convissuto con un’autentica passione per la musica: Mamdani ha vissuto per un periodo come rapper, collaborando in Uganda sotto il nome d’arte “Young Cardamom”, mescolando lingue (inglese e Luganda) e satira culturale — unendo esperienze afro-ugandesi, indiane e americane in un progetto creativo.

Nel suo tempo libero, Mamdani è descritto come una presenza urbana famigliare: residente nel quartiere di Astoria, Queens, muovendosi sui mezzi pubblici, frequentando ristoranti, parchi e negozietti locali. Alcune testimonianze riportano che lo hanno visto al parco di Astoria o in giro per la zona, a volte semplicemente impegnato a chiacchierare con i residenti. Questo dà l’impressione di un politico che non vive in una “torre d’avorio”, ma che è radicato nella quotidianità del suo quartiere.

Tutte queste componenti — l’origine multiculturale, l’esperienza musicale, il vivere nel quartiere e il contatto con la comunità — contribuiscono a rendere Mamdani un soggetto meno astratto e più vicino a una generazione di giovani che cercano autenticità. Non è semplicemente un candidato che parla di politica, ma qualcuno che ha vissuto (anche per scelta) momenti creativi, sperimentali, e che ha vissuto la città come abitante, non solo come aspirante governante.

In questo senso, la sua biografia personale diventa parte della narrazione: non è un punto polemico, ma piuttosto un potente strumento di empatia. La musica, ad esempio, ha rappresentato per lui non solo un passatempo, ma un modo di mettere insieme linguaggi diversi, identità diverse, e di comunicare — ben prima che la politica diventasse centrale nella sua vita. Le radici ugandesi-indiane-americane gli danno una visione del mondo meno definita da confini, più fluida, e forse questo è uno degli elementi che lo avvicinano alla città di New York — meticcia, globale, vivace.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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