Il punto della settimana

L’esperimento di Mamdani

today9 Novembre 2025

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Scritto da Giornale Radio

A cura di Ferruccio Bovio

Il successo ottenuto dai democratici nella tornata elettorale del 4 novembre scorso, è un qualche cosa che, indubbiamente, è andato al di là delle più rosee aspettative che potessero nutrire i militanti di un Partito che, dopo la sconfitta di Kamala Harris alle ultime presidenziali, sembrava davvero brancolare nel buio. Invece, gli ampi margini di scarto ottenuti dai suoi candidati nei confronti dei loro avversari repubblicani – su tutti, il neo sindaco di New York, Zohran Mamdani, che ha preceduto di circa 200mila preferenze l’ex governatore Andrew Cuomo – stanno a rivelare che il suo encefalogramma era ancora ben lontano dall’essere divenuto completamente piatto. In particolare, le analisi post voto hanno registrato una recuperata capacità, da parte democratica, di raccogliere consensi anche presso alcune componenti sociali – come l’afroamericana e l’ ispanica – che, esattamente lo scorso anno, si erano, invece, espresse in favore di Donald Trump e del Grand Old Party.
Forse, il deludente risultato ottenuto dai repubblicani, trae origine, in buona misura, dalla volontà di una fetta consistente dell’elettorato americano, di reagire dinanzi a certi aspetti arroganti e confusi della politica trumpiana. E forse, tra quelli che si sono recati alle urne, non sono stati in pochi a farlo pur di andare contro alla presidenza più istrionica e divisiva di cui si abbia memoria. Certo è che il Partito democratico non si è limitato soltanto a riprendersi dalla batosta del 2024, ma ha pure finito per stravincere il confronto con un Partito repubblicano che si è – come già si ipotizzava – confermato un po’ troppo dipendente dalla presenza o meno del suo leader sulle schede elettorali. Cosa che, soprattutto in vista delle prossime consultazioni di medio termine del 2026, farà squillare un campanello di allarme particolarmente sonoro nelle orecchie dei sostenitori dell’ideologia MAGA.
Mattatore assoluto della giornata elettorale è risultato, senza dubbio, il giovane Mamdani che, pur partendo dalla scomoda posizione di perfetto sconosciuto, ha, comunque, saputo conquistare i favori di oltre il 50% dei votanti, grazie ad una campagna condotta prevalentemente sui social e ad un programma politico insolitamente “socialista” per la società statunitense. Il suo primo discorso, da sindaco della Grande Mela, ha assunto immediatamente toni di sfida nei confronti del Tycoon che, non a caso, è stato invitato ad “alzare il volume”, per meglio ascoltare la rivendicazione delle sue origini, della sua religione e delle sue posizioni politiche, intese come basi sulle quali costruire un meccanismo di assalto al sistema di potere trumpiano. Propositi, quindi, molto ambiziosi e determinati che, probabilmente, battezzano la nascita di un nuovo personaggio nella politica a stelle e strisce, anche se – almeno a nostro avviso – è ancora abbastanza prematuro consideralo come un vero e proprio punto di riferimento imprescindibile ed alternativo per una strategia politica nazionale. Mamdani rappresenta, infatti, un nuovo populismo di sinistra, in qualche modo, quasi speculare rispetto al populismo di destra che ha riportato Trump alla Casa Bianca. A ciò va aggiunto che, nello stesso martedì elettorale, i democratici, oltre al brillante risultato di New York, ne hanno anche ottenuti diversi altri, assai significativi: su tutti, i governatorati della Virginia e del New Jersey, andati a due donne moderate, Abigal Spanberger e Kikie Sherrill – entrambe con un passato nella CIA o nell’esercito – le quali hanno lasciato da parte i pregiudizi woke ed i sofismi del politically correct, per puntare molto più concretamente su temi che investono la vita quotidiana degli Americani come la sanità o il costo della vita.
Al momento, all’interno del Partito Democratico, si fronteggiano, quindi, due anime che si auto candidano per recitare la parte di anti-Trump. E certamente – fermo restando che a Mamdani, non essendo nato negli USA, una eventuale corsa alla Casa Bianca sarà sempre impedita per legge – possiamo lo stesso immaginare che sulla scelta delle future candidature democratiche – siano esse per il mid term o per la Presidenza nazionale – inciderà moltissimo anche l’esito del suo esperimento newyorkese. Esperimento che però, oggi, appare ancora del tutto immerso nell’imponderabile: animato com’è da entusiasmi egualitari, non sempre così facili da tradurre in fatti concreti.

Fonte della Foto:  Dmitryshein CC BY-SA 4.0

09 Novembre 2025

Scritto da: Giornale Radio

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