Il Corsivo

Zelensky riceve dagli Stati Uniti il piano di pace in 28 punti con la Russia

today21 Novembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Washington presenta a Kiev un piano di pace negoziato con il Cremlino: autonomia del Donbass sotto controllo russo in cambio di canone d’affitto. Dubbi dall’Ue, spiragli da Zelensky, cautela da Mosca.

Il presidente americano Trump tenta di esportare il metodo utilizzato negli accordi su Gaza al conflitto tra Russia e Ucraina, e consegna a Zelensky un piano di pace composto da 28 punti concordato con Putin, attraverso gli inviati Witkoff e Dmitriev. Zelensky vedrà Trump e si dice invece pronto a collaborare. Il Cremlino conferma contatti con gli Usa, ma non trattative sui negoziati.

E l’Alta rappresentante Ue, Kallas, chiede che anche gli ucraini e gli europei siano d’accordo sul piano di pace Usa. Il piano prevede che Kiev ceda il controllo della regione orientale del Donbass, mantenendo però la proprietà legale del territorio. In cambio, Mosca pagherebbe un canone di affitto per il suo controllo di fatto.

Una strada in salita

Dai primi colloqui in Turchia a quelli successivi, fino allo storico incontro tra Trump e Putin, dall’inizio del conflitto la diplomazia ha collezionato fino ad oggi solo fallimenti. Le proposte di pace non hanno rimosso le cause economiche e geopolitiche della guerra e i due attori principali, Putin e Zelensky, hanno proseguito le operazioni belliche collezionando momentanei successi, e molte sconfitte sul terreno, e perdite enormi di vite umane tra forze armate e civili da entrambe le parti.

Sarebbe giunto il momento di porre fine al conflitto. Sul piano militare il Donbass è quasi tutto russo, tranne il 12% controllato dagli ucraini. Con l’inverno alle porte si congelerebbe il fronte per mesi, non ci sarebbero grandi avanzate in grado di risolvere la guerra. Dovrebbe scendere in campo la diplomazia che al momento si è arenata davanti all’indisponibilità di mettere in campo una vera trattativa di pace.

Canone di affitto proposto per il territorio del Donbass

L’idea di far pagare a Mosca un affitto per il controllo de facto della regione apre uno spazio di riflessione su meccanismi di compensazione economica, sostenibilità finanziaria e modelli di gestione territoriale innovativi. Secondo quanto riferito dalle fonti, l’intenzione sarebbe che la Russia mantenga il controllo fisico della parte orientale del Donbass, mentre Kiev ne conservi la proprietà legale del territorio. Questo significherebbe che, pur cedendo potere amministrativo e militare, l’Ucraina potrebbe continuare a rivendicare la sovranità giuridica su quei territori, e ottenere un flusso di entrate da una sorta di “locazione territoriale”.

Questa formula riprende l’analogia con un contratto commerciale: non si tratterebbe di un’“annessione” pura e semplice, ma di un accordo economico-strutturato. Secondo le ricostruzioni, il pagamento non è ancora stato quantificato con precisione, ma fonti citate dai media parlano semplicemente di una “rendita non rivelata” che Mosca verserebbe a Kiev per esercitare il controllo reale sul territorio.  L’idea è che tale canone consenta a Kiev di compensare almeno in parte le perdite legate al fatto di non poter più sfruttare liberamente le risorse minerarie della regione, molto ricca in materie prime.

Dal punto di vista economico, un simile schema presenta diversi vantaggi potenziali: innanzitutto, per l’Ucraina, anche in caso di perdita del controllo di fatto, si aprirebbe una fonte stabile di reddito. Questo potrebbe essere utile per sostenere la ricostruzione, finanziare servizi locali o mantenere progetti infrastrutturali nella regione. In secondo luogo, l’accordo potrebbe ridurre immediatamente la pressione finanziaria sull’Ucraina, contribuendo a mitigare l’impatto della perdita territoriale (economica, sociale, ma anche simbolica).

D’altra parte, un regime di “affitto territoriale” potrebbe favorire una maggiore prevedibilità e stabilità economica nel lungo periodo, rispetto al conflitto aperto: se ben strutturato, un pagamento regolare da parte di Mosca potrebbe essere vincolato a condizioni, garanzie legali e meccanismi di verifica, incentivando entrambe le parti a mantenere l’accordo. Anche sul piano internazionale, un modello di questo tipo potrebbe fungere da precedente in trattative territoriali complesse: non si tratterebbe solo di spartizione forzata, ma di un compromesso in cui l’economia diventa uno strumento di governance e non solo di potere militare.

Va però considerato anche il rischio che un affitto simile possa essere percepito come un’“occupazione legalizzata”: la Russia mantenendo il controllo operativo e ricevendo l’opportunità di sfruttare risorse, potrebbe avere incentivi elevati, mentre l’Ucraina dovrebbe garantire meccanismi di monitoraggio trasparenti per evitare abusi. Inoltre, la sostenibilità a lungo termine dipenderebbe molto dalla capacità di Kiev di reinvestire quei fondi in modo efficace e dalla volontà di Mosca di mantenere regolarmente i pagamenti, anche in un contesto geopolitico potenzialmente instabile.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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