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Conti svela il cast del Festival di Sanremo

today1 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Conti presenta i 30 Big del Festival di Sanremo 2026: tra debutti, grandi ritorni e sorprese, prende forma un festival ricco di musica ed emozioni.

Il Festival di Sanremo 2026 è in programma dal 24 al 28 febbraio, con 30 partecipanti scelti tra 200 proposte. Carlo Conti ha annunciato i Big in gara che saliranno sul palco dell’Ariston. Ci sono conferme, grandi ritorni, sorprese, e qualche prevedibile esclusione. “Ringrazio ancora una volta le case discografiche, sia le major che le indipendenti – ha detto Conti durante la presentazione al Tg1 – che mi hanno messo così tanto in difficoltà nella scelta dei brani: 270 non sono rientrati in questa lista, perché anche quest’anno saranno 30 i protagonisti del Festival di Sanremo”.

30 partecipanti sul palco dell’Ariston

Ecco i nomi annunciati: Tommaso Paradiso, Chiello, Serena Brancale, Fulminacci, Ditonellapiaga, Fedez in coppia con Masini. Per Paradiso un debutto all’Ariston, che arriva dopo la pubblicazione, pochi giorni fa, del nuovo album Casa Paradiso. Gli altri nomi dei Big in gara: Leo Gassmann, Sayf, Arisa, Tredici Pietro, Sal Da Vinci, Samurai Jay, Malika Ayane, Luchè, Raf, Bambole di pezza. E ancora vedremo anche Ermal Meta, Nayt, Elettra Lamborghini, Michele Bravi, J-Ax, Enrico Nigiotti, Maria Antonietta & Colombre, Francesco Renga.

Infine, saranno in gara Mara Sattei, LDA & Aka 7seven, Dargen D’Amico, Levante, Eddie Brock, Patty Pravo, che ritorna in gara dopo dieci partecipazioni al festival in cui per nove volte ha raggiunto la finale e si è aggiudicata quattro Premi della Critica. Carlo Conti si augura che sia un’edizione all’insegna dell’intrattenimento e delle emozioni: “Spero ci sia tanto divertimento, tanta buona musica. Delle canzoni faranno riflettere, altre faranno ballare; spero che siano tutte delle hit da ricordare nel tempo. Questa è la cosa più importante: che diventino parte della nostra colonna sonora”, sostiene Conti.

Gli esclusi dal Festival di Sanremo

Ma come sempre, l’annuncio del cast ufficiale del Festival di Sanremo scatena inevitabilmente una scia di critiche e delusioni per quanti non sono stati selezionati. Una delle principali critiche riguarda la presunta esistenza di una “casta discografica”: secondo alcuni la selezione delle canzoni appare fortemente sbilanciata verso autori già affermati, favorendo pochi nomi e penalizzando i nuovi talenti o chi proviene fuori dai grandi giri.

Anche se l’Antitrust ha poi archiviato l’esposto, rilevando che la selezione per un festival musicale non rientra nelle sue competenze, il dibattito sull’equità e le reali opportunità offerte dal Festival non si è spento. In aggiunta, tra gli esclusi non mancano voci amare: artisti storici o affermati, come chi da anni spera in un ritorno all’Ariston, si trovano ancora una volta tagliati fuori. Nel 2025, ad esempio, la mancata selezione di nomi come Amedeo Minghi ha suscitato perplessità sul criterio di scelta, più orientato forse a nuove tendenze o target giovanili che al valore artistico e al profilo consolidato dei partecipanti.

Altri esclusi hanno manifestato il proprio disappunto in modo diretto o ironico. Il duo Jalisse (vincitore della manifestazione nel 1997) ha commentato sui social con un gesto di autoironia la loro ennesima esclusione: “Non siamo dentro neanche quest’anno”, hanno scritto, brindando virtualmente all’ennesimo rifiuto. Alcuni emergenti o artisti di generi contemporanei, invece, parlano di una selezione che privilegia un certo estetismo mediatico o “pop-commerciale”, scoraggiando chi puntava su proposte più innovative o fuori dagli schemi.

Dal pubblico e non solo arriva anche una critica più articolata: il fatto che, ogni anno, nonostante le tante candidature, venga selezionato un cast relativamente ristretto compone una sensazione di esclusione “di massa”, soprattutto per molti artisti che hanno proposto brani di qualità ma che non trovano posto per ragioni che non sempre appaiono chiare. Si solleva dunque la domanda se il Festival stia davvero rappresentando il meglio della scena musicale italiana o se, al contrario, finisca per privilegiare visibilità, etichette influenti e certe logiche di mercato.

Ma c’è una critica più profonda e culturale: quella che mette in discussione la funzione stessa del Festival come “vetrina nazionale della musica italiana”. Se ogni anno le esclusioni riguardano non solo emergenti, ma anche nomi storici e giustificati partecipanti, si apre un dibattito sull’identità del Festival: deve essere un trampolino di lancio per nuovi talenti? Un palcoscenico per grandi artisti? Un mix di entrambi? La sensazione, per molti osservatori e appassionati, è che la selezione finisca per assomigliare troppo a una scommessa sul consenso mediatico piuttosto che a una celebrazione della musica tout-court.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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