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Meloni a Cavo Dragone: misurare le parole

today4 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Meloni richiama alla cautela sul linguaggio dopo le parole di Cavo Dragone e conferma il nuovo decreto per l’invio di armi all’Ucraina entro l’anno.

La premier Giorgia Meloni si rivolge all’ammiraglio Cavo Dragone che al Financial Times aveva parlato di un innalzamento delle misure preventive militari contro la Russia. “È una fase in cui bisogna misurare molto bene le parole” evitando “quello che può far surriscaldare gli animi. L’ammiraglio Cavo Dragone stava parlando di “cybersicurezza”, afferma Meloni che invita a fare attenzione al linguaggio.

“Io l’ho letta così: la Nato è un’organizzazione difensiva, oltre a difenderci dobbiamo fare anche meglio prevenzione. Attenzione anche a come si leggono parole che bisogna anche essere molto attenti a pronunciare”, sostiene la presidente del Consiglio.

Meloni: il decreto sulle armi a Kiev si farà

Meloni interviene anche sulla questione dei finanziamenti italiani destinati al rafforzamento degli armamenti dell’Ucraina. E risponde, anche se indirettamente al leader della Lega Matteo Salvini, contrario all’invio di armi. “Chiaramente noi lavoriamo per la pace ma finché ci sarà una guerra faremo quello che possiamo fare, come abbiamo sempre fatto, per aiutare l’Ucraina a difendersi”. E aggiunge: “Il decreto entro la fine dell’anno viene fatto in ogni caso perché serve.

Non vuol dire lavorare contro la pace. Vuol dire che finché c’è una guerra aiuteremo l’Ucraina a potersi difendere da un aggressore. C’è più di un Consiglio dei ministri che lo consente e quindi cerchiamo sempre di spalmare i provvedimenti del consiglio dei Ministri in maniera tale da lavorare su quello che è più urgente. È una questione logistica”, conclude la premier.

Il doppio registro comunicativo e politico-diplomatico

Da una parte, la cautela sul linguaggio usato nella dimensione internazionale; dall’altra, la conferma concreta di un impegno militare e operativo verso Ucraina. Meloni sottolinea l’importanza delle parole. L’ammiraglio Cavo Dragone aveva evocato al quotidiano internazionale Financial Times la possibilità che la NATO possa assumere una postura più “assertiva” nel reagire alle minacce ibride provenienti dalla Russia: sabotaggi, attacchi informatici, destabilizzazione.

Di fronte a ciò, Meloni invita a “misurare le parole”, per evitare escalation verbali che rischiano di “surriscaldare gli animi”. L’invito non è puramente retorico: in un contesto in cui retorica e percezione pubblica influenzano l’equilibrio geopolitico, le parole dei leader  quando provengono da figure militari possono avere un impatto quasi tangibile su percezione, reazioni diplomatiche, e potenzialmente anche su mosse strategiche.

Questo atteggiamento dimostra un certo equilibrio: riconoscere che il linguaggio ha peso, che una frase può essere interpretata come un segnale politico, e che in un momento delicato come quello attuale è importante calibrarsi. Meloni sembra mediare tra la necessità di mostrare fermezza verso la Russia e quella di non alimentare tensioni ulteriori: un modo per evitare che dichiarazioni, anche se riferite a “cybersicurezza” o “minacce ibride” vengano interpretate come preludio a escalation aperte.

Dall’altro lato Meloni conferma che l’Italia non intende limitarsi alle parole. Il governo si prepara ad approvare un nuovo decreto, entro fine anno, che autorizzerà un ulteriore pacchetto di aiuti militari all’Ucraina. Anche se l’asse portante della politica italiana resta la via diplomatica e la ricerca di pace, come recita lo stesso discorso pubblico, la decisione di continuare a fornire armi e supporto militare indica che Roma considera l’aiuto concreto come elemento necessario per difendersi e far valere gli equilibri di difesa, non solo come forma di pressione politica.

Questo bilanciamento riflette una strategia comune nei momenti di crisi: mantenere la credibilità internazionale, evitare gesti provocatori e retorica bellicosa, ma allo stesso tempo garantire sostegno materiale a un alleato che si trova in guerra. Soprattutto: implica che la politica, quella dell’Italia, cerca di non scegliere tra diplomazia e difesa, ma di conciliare entrambi.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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