Il Corsivo

La strategia di Trump contro l’Unione europea

today10 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Dazi, attacchi politici e divisioni interne: la nuova offensiva di Trump per indebolire l’Europa.

Il nemico numero uno di Donald Trump è l’Unione europea. La sua strategia è chiara e si è manifestata apertamente fin dall’inizio del suo mandato: screditare la leadership europea, dividerla sugli interessi economici e commerciali, prediligendo un rapporto ad personam, come nel caso di Giorgia Meloni in grado di fornirgli una sponda nel dibattito politico europeo.

Dopo i dazi, il riarmo, l’immigrazione, Trump interviene ora sulla sovranità degli Stati, in linea con ciò che ha scritto nel documento sulla nuova Strategia per la sicurezza nazionale. Qualcosa che non si è mai visto e sentito dalla fine della seconda guerra mondiale.

Il presidente americano all’Europa: paesi decadenti, leader deboli

In un’intervista a Politico, Trump ha definito deboli i leader dei Paesi europei, di cui ha denunciato la gestione dell’immigrazione e del conflitto ucraino. “Vogliono essere così politicamente corretti, ma non sanno cosa fare. La Russia è ovviamente in una posizione di forza, i leader europei parlano ma non producono, e la guerra continua all’infinito”, ha spiegato Trump.

Il presidente ha definito decadenti i Paesi europei e criticato capitali come Londra e Parigi, sovraccariche a causa della migrazione dal Medio Oriente e dall’Africa, aggiungendo che senza un cambio di rotta alcuni Stati europei non saranno più Paesi sostenibili. La portavoce-capo dell’esecutivo europeo, Paula Pinho, si dice orgogliosa di avere questi leader europei. La sensazione è che Trump stia giocando le ultime carte per riprendere il consenso caduto in picchiata, con un futuro politico incerto per lui e il suo partito, da qui alle elezioni di midterm.

La strategia di Trump

Un effetto significativo della strategia del Donald J. Trump, che va al di là delle dichiarazioni e dei dazi, riguarda la spinta verso una ristrutturazione dell’equilibrio geopolitico tra Europa e Stati Uniti. Nel documento ufficiale di sicurezza nazionale dell’amministrazione americana, l’Europa viene descritta non come un partner da rafforzare, ma come un’area da “correggere”: si parla esplicitamente di “civilizational erasure” per sottolineare un declino culturale e demografico dell’Europa, associando la situazione a migrazione, politiche sociali e regolamentazioni europee percepite come rigide.

Da questo emerge una strategia che non è solo commerciale o diplomatica, ma ideologica: si propone una “riconfigurazione” dell’ordine transatlantico, dove in passato l’Europa e gli Stati Uniti erano alleati consolidati. In tal senso, la nuova dottrina americana sembra voler modificare profondamente il ruolo dell’Europa nella politica globale: non più partner/neutrale, ma un’area di influenza da rimodellare secondo logiche “America First.”

Questo cambiamento di paradigma, che potenzialmente ridefinisce alleanze, conflitti, sicurezza, commercio e democrazia, richiede all’Europa uno scatto di consapevolezza: non più semplicemente reagire alle provocazioni, ma rilanciare un progetto comunitario fondato sulla cooperazione, la sovranità europea e la difesa collettiva. Alcuni recenti segnali in questa direzione sono visibili nel rafforzamento delle spese per la difesa comune e in un maggiore impegno nella difesa degli standard regolamentari e dei valori democratici.

In sostanza, oltre alle strategie economiche e retoriche, la mossa di Trump impone all’Europa una scelta strutturale: riformarsi in un’ottica geopolitica autonoma oppure restare soggetta a un’egemonia esterna, perdendo quella che è da decenni la partnership transatlantica su cui si è basata la sicurezza globale del continente. Parallelamente, cresce l’attenzione verso la capacità dell’Europa di elaborare una narrativa politica condivisa che contrasti l’impatto delle campagne di pressione esterne.

Diversi Stati membri stanno studiando nuovi strumenti di diplomazia pubblica e di cooperazione informativa per rafforzare l’immagine dell’Unione all’estero, soprattutto nei Paesi emergenti e nei partner strategici del Mediterraneo. L’obiettivo è evitare che la rappresentazione dell’Europa come attore indebolito si consolidi a livello globale, influenzando investimenti, accordi energetici e fiducia dei mercati. Una comunicazione unitaria e proattiva potrebbe diventare una delle leve più importanti per proteggere l’influenza politica europea nel mondo.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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