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L’autonomia differenziata, i dubbi costituzionali, il braccio di ferro tra Governo e le Regioni

today23 Gennaio 2024 347

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A cura di Daniele Biacchessi

Oggi il Senato approva la legge sull’autonomia differenziata, voluta dalla Lega e dal ministro Roberto Calderoli e sostenuta dalla maggioranza. Il documento prevede tempi brevi in quanto non è una  legge costituzionale e non è necessaria la doppia lettura. Dopo il via libera del Senato, potrebbe passare alla Camera tra febbraio e marzo con un iter accelerato dovuto ai numeri della maggioranza nelle commissioni e in aula. Il Governo ha 24 mesi di tempo per fissare i cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), con relative coperture finanziarie. Dopo questo passaggio, i tempi saranno ancora più celeri: la procedura per l’intesa fra lo Stato e la Regione che chiederà l’autonomia dovrà durare 5 mesi, ma inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l’esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna dovrebbero chiedere subito l’autonomia differenziate, tutte le altre regioni non sono d’accordo. Già questa plateale divisione numerica dimostra che si tratta di una pur legittima legge imposta dall’alto. Il fondo per colmare le differenze tra nord e sud è già stato prosciugato nella manovra del governo. Poi ci sono i forti dubbi costituzionali, come conferma oggi l’ex presidente della Consulta Ugo de Servio, secondo cui  è una riforma solo parziale, che amplia la possibilità di estendere i poteri di alcune Regioni, ma senza modificare le altre norme costituzionali già esistenti.  Se si concedono maggiori poteri a una Regione in materia di sanità, questa dovrebbe poter adottare una sua legge in quel settore. Ma se la adotta modifica nei fatti tutta la legislazione nazionale, a meno di frantumare l’intero sistema regionale italiano. Nell’ipotesi migliore viene fuori un pasticciaccio all’italiana.
Credits: Agenzia Fotogramma
23 Gennaio 2024

Scritto da: Giornale Radio

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