Il Corsivo

Decreto sul riarmo. Meloni trova la quadra con la Lega, ma restano i malumori

today29 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Meloni media tra le richieste civili della Lega e la linea militare di Crosetto, mentre Salvini resta sul piede di guerra.

Dopo lo scontro pubblico sulla manovra economica con il Carroccio, la premier Giorgia Meloni sembra aver trovato la quadra con la Lega anche sul delicato decreto relativo al riarmo. Nel Cdm odierno viene discusso il decreto per fornire armi a Kiev anche nel 2026. Il sottosegretario di Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari, aveva parlato di un testo chiuso, già limato e concertato in maggioranza, ma l’accordo è arrivato sabato sera.

Si è lavorato di cesello: nel testo si parlerebbe di “autorizzazione prioritaria a equipaggiamenti logistici e sanitari”. La Lega chiedeva di inviare aiuti principalmente civili, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto sosteneva che gli aiuti militari erano il grosso del supporto di Roma. Due posizioni antitetiche e apparentemente inconciliabili.

I malumori della Lega

Salvini si scaglia contro quelli che definisce “guastatori europei”, e contro chi vorrebbe un decreto fotocopia dei precedenti. “Più che mandare armi per distruggere, puntiamo sulla strategia difensiva, su come proteggere i civili”, afferma il segretario della Lega. Salvini torna a soffiare sulla corruzione a Kiev, rilanciando l’ultimo filone giudiziario che riguarda alcuni deputati ucraini. Tutto il vertice leghista si schiera con Salvini, da Borghi a Crippa.

Il motto è: “non un solo euro italiano deve finire nelle tasche dei corrotti”. La politica di Salvini nel Governo è quella collaudata dei due forni, di maggioranza e di opposizione. Da una parte critica duramente il riarmo per non perdere consensi, dall’altra tratta il testo del decreto fino all’ultima parola per impedire l’irrilevanza politica. Una strategia che, alla lunga, potrebbe portare al logoramento all’interno della maggioranza.

Ruolo Ministro della Difesa: riarmo

Crosetto, figura centrale nella politica di difesa dell’esecutivo, è noto non solo per essere tra i principali sostenitori dell’invio di armamenti, ma anche per la sua visione sulla posizione italiana rispetto alla guerra in Ucraina. Questo profilo emerge con chiarezza se si considera la sua dichiarazione recente secondo cui “non c’è mai stato disaccordo all’interno del governo sul decreto” per la proroga degli aiuti, definendo il testo “chiuso da settimane”, nonostante le fibrillazioni emerse nei dibattiti pubblici e nei media.

La competenza tecnica e politica del ministro della Difesa è significativa: Crosetto, che ha assunto l’incarico nella squadra di governo guidata da Giorgia Meloni fin dal 2022, sostiene da tempo una posizione coerente di sostegno militare all’Ucraina contro l’aggressione russa e ha ripetutamente sottolineato l’importanza di questa linea per la difesa dell’ordine internazionale e per la sicurezza collettiva.

Il suo imprinting non è solo militare, ma anche strategico: considera l’assistenza a Kiev come un investimento non solo per la difesa ucraina ma per la stabilità europea. In più occasioni, Crosetto ha collegato questa assistenza all’impegno dell’Italia nei contesti più ampi di cooperazione NATO e di risposta alle minacce ibride e convenzionali provenienti dalla Russia, ponendo l’accento sulla necessità di un approccio coordinato nell’interesse nazionale e continentale.

Nel contesto del decreto sul riarmo per il 2026, il suo ruolo è stato essenziale nel concertare il linguaggio tecnico del provvedimento, bilanciando la priorità agli “equipaggiamenti logistici, sanitari e di protezione” con la realtà della continua fornitura di sistemi militari sofisticati. La capacità di formulare un testo apparentemente tecnico ha consentito al governo di sostenere formalmente l’impegno militare e allo stesso tempo rispondere alle richieste della Lega di contenuti meno bellici e più umanitari o difensivi.

Questo si è tradotto in una mediazione subterranea nel governo, dove il ministero della Difesa, pur dichiarando l’unità della maggioranza, ha dovuto prendere atto delle spinte politiche esterne che mettono sotto pressione l’esecutivo. In altre parole, più che un semplice fornitore di armamenti, il dicastero guidato da Crosetto ha agito come architrave tecnico-politico per la composizione di un testo che potesse reggere sia di fronte alle esigenze istituzionali di continuità del supporto militare a Kiev sia alle esigenze interne del centrodestra di non apparire unilateralmente “pro-guerra”.

Il riferimento alla protezione dagli attacchi missilistici, ai droni e alla logistica sanitaria rientra infatti nella strategia di ammorbidire il profilo del decreto rispetto al solo invio di armamenti offensivi, un espediente che ha consentito a Meloni di presentare il provvedimento come coerente con una visione difensiva e pacificistica, pur nel solco degli impegni assunti dall’Italia nelle alleanze internazionali.

La mediazione di Crosetto tra logica militare e compromesso politico ha così rappresentato non solo una azione tecnica di governo, ma anche una strategia di gestione delle tensioni interne alla maggioranza. In questo senso, il ministero della Difesa non si limita alla mera esecuzione delle decisioni politiche, ma incarna una delle principali leve di coesione dell’agenda governativa sull’Ucraina, contribuendo a evitare che la spaccatura tra Meloni e Salvini degeneri in un vero conflitto di maggioranza.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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