Il Corsivo

Putin annuncia: avanziamo nel Donbass e a Zaporizhzhia. Gli ucraini in ritirata

today30 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Putin rivendica avanzate, Kiev frena sulla pace: tra cifre discordanti e negoziati in salita il conflitto resta aperto.

In un conflitto la verità è la menzogna, si sa. Difficile dire dove sta la via di mezzo. Il leader russo Putin annuncia l’avanzata nel Donbass e nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhya, e la ritirata delle forze armate ucraine, ormai ridotte allo stremo e senza aiuti militari.

Ma sarà così? Mosca è d’accordo con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, quando sostiene che le parti sono vicine a risolvere il conflitto in Ucraina e che i negoziati sono quasi finiti, ma Kiev deve ritirarsi oltre i confini amministrativi del Donbass se vuole la fine dei combattimenti. Secondo Zelensky, il piano di pace prevede attualmente garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti per 15 anni estendibili fino a 30 anni.

Tra Russia e Ucraina è guerra di cifre

Il Cremlino assicura che, nel 2025, le forze russe hanno conquistato oltre 6.600 chilometri quadrati di territorio ucraino, compresi 334 centri abitati. Zelensky ha affermato che la stragrande maggioranza degli ucraini, l’85%, sarebbe favorevole alla conclusione di un accordo di pace, ma non al ritiro dal Donbass.

Per Mosca, le truppe russe stanno avanzando con successo in profondità nelle linee di difesa dell’esercito ucraino. Secondo il New York Times, i colloqui di Mar-a-Lago hanno prodotto progressi non quantificabili, ma per Zelensky già il solo continuare a parlare con Donald Trump è una “vittoria”. La manipolazione si fa anche con i numeri e con le analisi, ma il negoziato non è vicino alla metà. La verità è che le posizioni sono ancora distanti dal raggiungimento di un accordo definitivo.

Garanzie di sicurezza statunitensi per l’Ucraina

Dopo l’ultimo incontro a Mar-a-Lago tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello statunitense Donald Trump, Washington ha offerto a Kiev un pacchetto di garanzie militari e politiche pensato per contrastare ulteriori aggressioni russe. Secondo fonti internazionali, gli Stati Uniti avrebbero proposto garanzie di sicurezza per un periodo di almeno 15 anni, con possibilità di estensione, ma questo termine è oggetto di forti divergenze tra Washington e Kiev. Zelensky ha infatti chiesto che la durata delle garanzie sia portata fino a 30 o addirittura 50 anni, sostenendo che un impegno a lungo termine sia necessario per stabilizzare la regione e dissuadere Mosca da future violazioni dell’integrità territoriale ucraina.

Queste garanzie, seppur ancora non dettagliate ufficialmente, non si limiterebbero semplicemente a un “patto verbale” ma potrebbero includere impegni multilaterali da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati per fornire aiuti militari, intelligence e, secondo alcune proposte, anche la presenza di forze straniere di deterrenza in territorio ucraino per tutto il periodo concordato. L’idea è di creare un meccanismo che ricordi, almeno in parte, gli accordi di sicurezza previsti da trattati come l’articolo 5 del Patto Atlantico, sebbene l’Ucraina non sia membro della NATO, con l’obiettivo di trasformare un’esplicita minaccia russa in un impegno collettivo occidentale per la difesa di Kiev.

Ma la proposta pone molte questioni complesse e potenzialmente esplosive. In primo luogo, la Russia ritiene qualsiasi presenza di forze occidentali sul suolo ucraino come una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale: Mosca ha più volte avvertito che l’arrivo di truppe straniere potrebbe essere considerato un atto ostile, giustificando risposte militari mirate contro quelle forze. Questo rende il tema delle garanzie non solo tecnico e diplomatico, ma profondamente connesso alla percezione strategica di entrambe le parti in conflitto.

In secondo luogo, la stessa durata delle garanzie rappresenta un nodo politico per Washington. Un impegno di 15 anni può sembrare lungo dal punto di vista di una legislatura statunitense, ma per Kiev, che ha subito un’invasione su vasta scala e teme aggressioni future, un periodo così “limitato” è visto come insufficiente. Zelensky ha pubblicamente espresso la preferenza per impegni molto più estesi, citando la necessità di stabilità a lungo termine e sottolineando che un accordo di pace sostenibile richiede “sicurezze” durevoli sul fronte internazionale.

La definizione delle garanzie di sicurezza è quindi uno dei principali punti di divergenza nei colloqui di pace: da un lato gli Stati Uniti cercano un compromesso realizzabile dal punto di vista politico e normativo; dall’altro l’Ucraina chiede impegni più strutturali che possano andare oltre la semplice promessa di assistenza in caso di futura aggressione. Senza ulteriori progressi su questo punto, insieme ad altri elementi chiave come lo status del Donbass e della centrale di Zaporizhzhia, un accordo di pace duraturo appare ancora lontano, nonostante le dichiarazioni ottimistiche che circolano dopo gli ultimi incontri diplomatici.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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