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L'opinione
today31 Gennaio 2024
Elon Musk ha annunciato che la sua Neuralink ha installato il primo impianto cerebrale in un essere umano ed ha definito “incoraggianti” i risultati immediatamente ottenuti. Per chi non lo sapesse, l’azienda di neurotecnologie, fondata da Musk otto anni fa, si propone di stabilire dei canali di comunicazione diretta tra il cervello e i computer, al fine di curare malattie neurologiche come la SLA o il Parkinson. Nel commentare entusiasticamente l’esito dell’intervento avvenuto su un paziente di cui è ignota l’identità, il magnate di origine sudafricana ha chiesto al mondo di immaginare come sarebbe stato importante se Stephen Hawking avesse potuto “comunicare più velocemente di un dattilografo o di un banditore d’asta”. Neuralink – almeno nelle intenzioni del suo creatore – dovrà, infatti, “consentire di controllare il telefono o il computer e, attraverso di essi, quasi tutti i dispositivi, con il semplice uso del pensiero”.
Fino a ieri, la Società texana aveva condotto solamente test su animali, sollevando le proteste di molte organizzazioni anti vivisezioniste, secondo le quali Neuralink avrebbe violato le norme che disciplinano le modalità con cui si possono effettuare dei test in laboratorio. L’ultimo esperimento reso noto ufficialmente risale al 2021 e riguarda una scimmia che, grazie al portentoso chip, si mostrava addirittura in grado di giocare da sola a un videogame. Tuttavia, sul cammino di quella che è forse la più affascinante iniziativa di Elon Musk, si sono presentati, in tempi recentissimi, anche degli ostacoli tutt’altro che trascurabili: soprattutto nel giugno scorso, quando la SEC – e cioè la CONSOB americana – ha indagato su Neuralink per appurare se la Società avesse taciuto, ai suoi investitori, il fatto che alcune ispezioni veterinarie avevano evidenziato gravi conseguenze provocate dai trattamenti sulle scimmie: e stiamo parlando di paralisi, convulsioni ed ematomi al cervello.
Viene, quindi, da pensare che, al di là di tutti i migliori propositi del suo ideatore, per Neuralink – almeno per il momento – non si possa ancora dire che sia tutto oro quello che luccica…Ai più che fondati dubbi di natura etica che sorgono, inevitabilmente, ogni volta che si tratta di intervenire sul cervello umano, se ne affiancano, infatti, anche altri che riguardano, invece, i rischi di causare – anziché alleviare – ulteriori sofferenze a chi è già seriamente menomato.
Voi ve la sentite di avallare il tipo di ricerche che sta portando avanti Neuralink?
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31 Gennaio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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