Jannik Sinner: un campione che non si lascia omologare

Per il presidente della Federazione Italiana Tennis, Angelo Binaghi, se Jannik Sinner andasse al Festival di Sanremo “sarebbe una delusione”. L’alto dirigente sportivo invita, infatti, a rispettare quella  personalità del giovane campione, che lo rende così diverso da molti altri suoi coetanei i quali, probabilmente, non si lascerebbero scappare l’occasione di salire sul palco del Teatro Ariston. Sinner – ha precisato Binaghi – “va protetto da tutti: dai dirigenti perché non va strumentalizzato, dai giornalisti e anche da Sanremo”.

E in effetti, nonostante l’insistenza del direttore artistico del Festival Amadeus, sembra proprio che il ragazzo di San Candido abbia già deciso di rinunciare ad apparire in uno scenario che non gli appartiene, che non sente suo e che lo metterebbe, pertanto, a disagio. Non sa cantare, non sa ballare e preferisce, quindi, dedicarsi seriamente soltanto a quello che sa fare davvero: “devo giocare a tennis io”.

A nulla pare siano valse le precisazioni di Amadeus, che si sarebbe accontentato di una sua semplice presenza al Festival per raccogliere una meritata standing ovation: il fuoriclasse azzurro intende, infatti, godersi in santa pace i piaceri della sua famiglia, prima di rimettersi di nuovo sotto con gli allenamenti, in vista del torneo di Rotterdam che è in programma per il 12 febbraio.

Come ci piace questo personaggio gentile con tutti, ma riservato e misurato: non è un soggetto facilmente omologabile questo Jannik Sinner che è sempre pronto a parlare con tutti quando si tratta di tennis, ma non ha alcuna intenzione di diventare un tuttologo onnipresente sugli schermi televisivi. Lo stupore con cui è stata prevalentemente accolta  la scelta di declinare l’invito di Amadeus, rivela i livelli di appiattimento culturale ai quali siamo scesi negli ultimi decenni: stentiamo ormai a comprendere che non siamo poi così tutti uguali e che, per fortuna, c’è ancora qualcuno che, al farsi fotografare con un sorriso imbarazzato tra “ricchi premi e cotillon”, preferisce, invece, fare semplicemente il suo mestiere, per il quale, tra l’altro, è pure pagato profumatamente…

Pertanto, noi speriamo che il nostro eroe non smetta mai di respingere le lusinghe della mondanità, esattamente come respinge le battute, le “volee” ed i lungo linea di  Djokovic o di Alcaraz. Siete d’accordo anche voi?

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