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today10 Febbraio 2024
A cura di Ferruccio Bovio
Nonostante la contrarietà degli Stati Uniti, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dato disposizione all’esercito di preparare i piani per evacuare i civili dall’area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Lo stesso Netanyahu ha cercato di giustificare la sua decisione, affermando che non è possibile raggiungere l’obbiettivo fondamentale della guerra attualmente in corso (e cioè l’eliminazione definitiva di Hamas) ed al tempo stesso lasciare intatti quattro suoi battaglioni che, al momento, sono dislocati proprio a Rafah. E’ chiaro, pertanto, che l’attacco ormai imminente richiede che prima sia avvenuto lo sgombero dei civili dalle zone di combattimento. Serve, quindi, ha spiegato ancora il leader israeliano, un duplice piano che possa da un lato consentire l’eliminazione delle milizie palestinesi e dall’altro favorire l’evacuazione della popolazione.
A sua volta però, il portavoce ufficiale della Casa Bianca, John Kirby ha affermato che, in questa fase, ogni operazione portata avanti a Rafah – con oltre un milione di Palestinesi che vi si sono rifugiati – sarebbe un “disastro” che Washington non se la sentirebbe di sostenere. Tra l’altro, il valico di Rafah, situato a brevissima distanza dal confine egiziano, rappresenta anche il punto di ingresso essenziale per gli aiuti umanitari destinati all’intera popolazione di Gaza. Certo, Rafah costituisce, purtroppo, anche una zona dalla quale sono stati lanciati, negli ultimi giorni, non pochi missili verso Tel Aviv ed è pure da lì che parte il cosiddetto “Corridoio Filadelfia”: vale a dire, una striscia di terra lunga 14 chilometri e parallela all’Egitto, sotto cui corrono dei tunnel che permettono di superare il confine e che spesso sono stati usati da Hamas per il contrabbando di armi.
Intanto, l’Egitto, rifacendosi al Trattato di Pace siglato dai due Paesi nel 1979, ha ammonito Israele a non spingersi in quella direzione ed ha consolidato le strutture di separazione, anche per impedire agli sfollati palestinesi di oltrepassare i confini, raggiungendo Sinai.
Un’offensiva a Rafah – secondo l’intelligence americana – potrebbe, dunque, portare drammaticamente ad una rottura dell’equilibrio diplomatico oggi vigente tra i due Paesi. Una prospettiva che sembra togliere il sonno all’Amministrazione Biden.
Scritto da: Giornale Radio
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