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L'opinione
today15 Febbraio 2024
Nel presentare il capolavoro di Giuseppe Verdi “Un ballo in maschera” – che andrà in scena al Teatro Regio di Torino dal 21 febbraio al 3 marzo – il maestro Riccardo Muti ha colto l’occasione per prendere le distanze da quel fenomeno di assoluta adesione al “politicamente corretto” che prende il nome di “cancel culture” e che, soprattutto in America, ha già fatto centinaia di vittime: dalle statue di Colombo o di Washington ai più famosi film di animazione di Walt Disney, per arrivare fino ai maggiori kolossal di Hollywood come “Via col Vento”.
Non dobbiamo – ha spiegato, infatti, il Maestro – ipocritamente, imbiancare i sepolcri, perché “non è cambiando la Storia che si aiutano i giovani” e pertanto, d’accordo con il regista della rappresentazione Andrea De Rosa, ha deciso che l’espressione “dell’immondo sangue dei negri”, contenuta nell’opera verdiana, rimanga esattamente nel posto che occupa dal 1859.
Muti pensa che un conto sia correggere il passato ed un altro sia, invece, pretendere di cancellarlo per quanto esso possa essere “crudele e sporco”. Altrimenti bisognerebbe modificare la maggior parte dei libretti operistici oppure entrare in un museo e ritoccare un’opera d’arte solo perché presenta dei tratti che non sono più in sintonia con quello che può essere l’orientamento culturale prevalente in un determinato momento storico. Il grande direttore d’orchestra esorta, quindi, ad evitare gli slogan ed a cercare il dialogo, inseguendo “l’armonia, la bellezza in un mondo che sta precipitando”, convinto che il portare in scena gli errori del passato possa, solamente aiutare i giovani a “correggerli, ad evitarli ed a trovare la direzione giusta”.
Fin dai primi vagiti della “cancel culture”, nel nostro piccolo, abbiamo espresso opinioni analoghe a quelle che oggi manifesta Riccardo Muti. Sottoscrivete anche voi il punto di vista del Maestro?
Credits: Av Universidad de Deusto (CC BY NC SA 2.0)
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15 Febbraio 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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