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Economia

Da incentivi a sconti, cosa attira vendita e produzione delle multinazionali

today15 Febbraio 2025

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(Adnkronos)

Come rispondono le grandi imprese multinazionali (Mne) alla tassazione? Dipende: le attività di vendita o produzione sono molto legate alle caratteristiche dei sistemi di tassazione dei singoli paesi, come gli incentivi fiscali, le disposizioni sul riporto delle perdite o le norme antielusione; mentre sulle operazioni finanziarie c’è un impatto diretto della aliquote fiscali medie effettive più elevate. Di conseguenza nel primo caso si può scegliere di produrre o vendere in un paese a seconda del sistema fiscale specifico, mentre nel secondo caso si scelgono paesi con aliquote fiscali minime, di favore o zero. E’ Fiscooggi, il quotidiano on line dell’Agenzia delle entrate, a riportare i dati dello studio dell’Ocse, ‘Mne business functions and corporate taxation’.

Le multinazionali, si ricorda, ”contribuiscono a un terzo della produzione mondiale e impiegano un quarto della forza lavoro globale”. Di conseguenza ”è importante comprendere i
l ruolo che la tassazione gioca nella delocalizzazione di attività e funzioni che veicolano migliaia di miliardi di investimenti e mobilitano forza lavoro attraverso una rete globale capillare di entità controllate. Ed è utile soprattutto ai

responsabili politici per definire le loro politiche fiscali
e di investimento”.

Obiettivo dello studio è quindi capire in base a quale ratio le multinazionali delocalizzano a livello globale le loro funzioni aziendali come, ad esempio, la produzione e le vendite o le attività in prevalenza finanziarie e collegate alle rispettive holding. Lo studio dell’Ocse esamina i dati del periodo 2017-21 dei ‘Country-by-country reporting’ (Cbcr), cercando la relazione tra l’ubicazione di tali funzioni aziendali in determinate giurisdizioni, 200 quelle osservate, tramite società controllate e sussidiarie, e la rilevanza reale della tassazione come volano delle scelte delle multinazionali.

”L’elaborazione delle informazioni mette in luce una realtà molto più complessa e variegata rispetto al tradizionale assioma che vede il livello di tassazione definire le strategie dei grandi gruppi”, spiega Fiscooggi. Dallo studio emerge che ”le aliquote fiscali medie effettive più elevate hanno un impatto diretto sulle operazioni finanziarie”. ”Al contrario, le funzioni più routinarie, come le vendite o la produzione, sembrano essere meno sensibili alle aliquote medie effettive e quindi le controllate che le gestiscono non necessariamente vengono registrate in giurisdizioni a bassa tassazione”.

Questa analisi suggerisce che ”alcune funzioni sono delocalizzate a seconda della presenza di incentivi e agevolazioni mirate piuttosto che del semplice livello di tassazione”. Quindi ”non sempre è il livello di tassazione dei paesi a decidere le strategie delle multinazionali”. Infatti, si legge sul quotidiano dell’Agenzia delle entrate, ”le aliquote fiscali medie effettive più elevate hanno un impatto diretto non su tutte le attività delle multinazionali ma su alcune specifiche funzioni legate in particolare al regime di holding o alla fornitura di finanziamenti interni al gruppo, quindi operazioni finanziarie”.

Questo comporta che ”un gran numero di controllate che si occupa di tali attività è registrato in hub finanziari o giurisdizioni che offrono aliquote fiscali minime, di favore o zero. Tradotto, l’impatto del peso del fisco è determinante nell’orientare la scelta aziendale di dislocazione”. Inoltre, le funzioni aziendali rispondono molto spesso anche ”a una serie di altre caratteristiche dei sistemi di tassazione, come gli incentivi fiscali, le disposizioni sul riporto delle perdite o le norme antielusione. Questo implica che la scelta di posizionare una controllata in questa o tal altra giurisdizione dipende anche dal clima fiscale generale e da misure ad hoc favorevoli alle attività che tale entità gestisce”, spiega Fiscooggi.

Dallo studio emerge quindi che ”determinate società affiliate, con le relative funzioni, possono essere più reattive di altre rispetto alle aliquote d’imposta sulle società praticate in una determinata giurisdizione”. In base al modello di studio elaborato dall’Ocse, ‘‘nei Paesi o Stati con tassazione effettiva sui profitti inferiore al 15% hanno maggiori probabilità di venire registrate entità controllate che svolgono funzioni di holding o strettamente finanziarie. La quota di tali società è infatti superiore al 70% in tali giurisdizioni rispetto al numero di entità che svolgono le stesse attività in Stati con tassazione maggiore”.

”Al contrario, le funzioni legate alla produzione, alle vendite e ai servizi sono meno diffuse nelle consociate con una bassa tassazione”, scrive il quotidiano dell’Agenzia delle entrate. Questa analisi ”suggerisce che alcune funzioni sono delocalizzate a seconda della presenza di incentivi e agevolazioni mirate piuttosto che del semplice livello di tassazione”.

”Importante è anche il prevalere di determinate caratteristiche nelle diverse giurisdizioni, tra cui i volumi di produzione, import, export e di occupati”, si sottolinea. In questi casi ”spesso sono funzioni come amministrazione, vendite e produzione che vi si stabiliscono, mentre il fisco gioca un ruolo se favorevole e incentivante, perché restare sotto il 15% non basta ad attrarre le attività e funzioni di business delle multinazionali”.

Scritto da: Giornale Radio

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