Economia

Istat: in Italia oltre 1 su 5 a rischio povertà, tasso occupazione più basso dell’Ue

today21 Maggio 2025

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(Adnkronos)

Nel 2024, oltre un quinto della popolazione residente in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale: il 23,1% della popolazione, sostanzialmente stabile rispetto al 2023, ricade in almeno una delle tre condizioni che definiscono il rischio di povertà o esclusione sociale: rischio di povertà (18,9%), grave deprivazione materiale e sociale (4,6%), bassa intensità di lavoro (9,2%). Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale.

“Le condizioni economiche delle famiglie restano fragili. La povertà assoluta è stabile rispetto all’anno precedente ma in aumento nel confronto con il 2014. Anche tra chi lavora si diffonde la vulnerabilità economica con l’aumento delle persone i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato”, rileva l’Istat.

Il Mezzogiorno resta l’area più esposta al rischio di esclusione sociale. L’incidenza raggiunge il 39,8% nel Sud e il 38,1% nelle Isole. L’incidenza è più bassa per chi vive in coppia senza figli, soprattutto se la persona di riferimento della famiglia ha almeno 65 anni (15,6%), ed è invece quasi doppia per gli individui che vivono in famiglie in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (30,5%).

 Nel 2023 le famiglie in povertà assoluta sono 2,2 milioni (8,4%), mentre gli individui coinvolti sono circa 5,7 milioni, pari al 9,7% della popolazione residente. Le famiglie con minori restano le più esposte alla povertà assoluta. Nel 2023, tra le famiglie con figli minori l’incidenza di povertà assoluta raggiunge il 12,4% (13,8% a livello individuale), con un incremento di oltre 4 punti rispetto al 2014. I minori in povertà assoluta sono circa 1,3 milioni.

L’incidenza della povertà assoluta diminuisce con l’aumentare dell’età della persona di riferimento della famiglia: è al 6,2% tra gli individui di 65 anni e più, contro l’11,3% delle famiglie di soli giovani in condizione di povertà assoluta, 202mila. Le famiglie giovani con figli sono tra le più vulnerabili: in quelle con almeno un figlio minore l’incidenza di povertà assoluta sale al 15,2%, contro il 10% delle famiglie giovani senza minori.

Il reddito da lavoro non sempre è sufficiente a eliminare il rischio di povertà. Nel 2023 il 21% dei lavoratori risulta essere a rischio di lavoro a basso reddito. Tale rischio è più elevato tra le donne (26,6% rispetto al 16,8% degli uomini), i giovani in età inferiore a 35 anni (29,5% contro il 17,7% nella classe 55-64 anni) e i cittadini stranieri (35,2% contro 19,3% degli italiani).

In sei anni, da gennaio 2019 fino alla fine del 2024, la crescita delle retribuzioni contrattuali per dipendente è stata pari al 10,1% rispetto all’inizio del 2019, a fronte di un aumento dell’inflazione Ipca pari al 21,6%. La perdita del potere d’acquisto, secondo i calcoli dell’Istituto, è pari quindi al 10,5%.

Occupazione

Nonostante la crescita dell’occupazione dal 2020, l’Italia registra il tasso di occupazione più basso dell’Ue a 27: nel 2024 è pari al 62,2% tra 15-64 anni, con un divario di oltre 15 punti percentuali con la Germania e quasi 7 punti con la Francia. Il divario è particolarmente ampio tra i giovani (15-24 anni): 19,7%, -31,3 punti dalla Germania, rileva il rapporto annuale Istat 2025.

Il tasso di disoccupazione (6,5%) si mantiene sopra la media Ue27 (5,9%) e, nel confronto con le maggiori economie dell’Ue27, rimane inferiore rispetto a Spagna (11,4%) e Francia (7,4%).

Pil

Quanto alla crescita, Istat rileva che “i primi mesi del 2025 sono stati caratterizzati da forte incertezza sulle prospettive a breve, soprattutto per i rischi circa l’evoluzione degli scambi associati alle decisioni di politica commerciale degli Stati Uniti”.

“Le previsioni più recenti per il 2025 sono di un rallentamento della crescita rispetto all’andamento già moderato del 2024, come conseguenza principalmente degli effetti dell’evoluzione delle politiche commerciali globale, e sono comprese tra +0,4 (Fmi) e +0,6 per cento (Banca d’Italia e Mef). Le prospettive per l’anno in corso sono tuttavia condizionate dalle possibili evoluzioni delle tensioni geopolitiche internazionali che rendono ogni previsione soggetta ad ampi margini di incertezza”, si aggiunge.

Salute

“Nel 2024 si è raggiunto un nuovo massimo storico dell’aspettativa di vita (gli uomini possono contare di vivere in media 81,4 anni e le donne 85,5)”, ma “a fronte di questi recuperi di longevità, conseguiti nel periodo post-pandemico, l’indicatore che stima gli anni attesi di vita in buone condizioni di salute continua a ridursi“, evidenzia l’Istat nel Rapporto annuale.

Circa una persona su 10 – cioè il 9,9% degli italiani – nel 2024 ha rinunciato a visite o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa (6,8%) e per le difficoltà nel pagare le prestazioni sanitarie (5,3%).

Secondo il rapporto Istat 2025, inoltre, il disagio psicologico dal 2019 è in aumento nel Belpaese. E’ un fenomeno che interessa molti Paesi Ocse e coinvolge in particolare gli anziani, ma è in crescita tra i giovani, soprattutto donne.

Famiglie

Le famiglie sono sempre più piccole e frammentate. Nel biennio 2023-2024 le persone sole costituiscono il 36,2 per cento delle famiglie, mentre le coppie con figli scendono al 28,2 per cento. L’instabilità coniugale, la bassa fecondità e il posticipo della genitorialità favoriscono la crescita di famiglie senza figli o monogenitoriali.

Clima

Sul fronte climatico, l’Italia, rileva il rapporto, è tra i Paesi europei maggiormente colpiti per perdite economiche dovute ad eventi climatici estremi: nel periodo 1980-2023, si colloca al secondo posto nell’Ue con circa 134 miliardi di euro, dopo la Germania con 180 miliardi e prima della Francia con 130 miliardi.

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Scritto da: Giornale Radio

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