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today7 Maggio 2025
(Adnkronos)
La logistica italiana può tornare protagonista nel Mediterraneo, a patto che il Paese riesca a colmare i ritardi infrastrutturali e a cogliere le opportunità offerte dalla nuova geografia del commercio globale. È il messaggio emerso dal webinar “Gli scenari dei trasporti e della logistica: analisi dei fenomeni recenti”, organizzato da Anita (Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici di Confindustria) in collaborazione con Srm, il centro studi collegato a Intesa Sanpaolo.
L’incontro ha fatto il punto sull’impatto che le tensioni geopolitiche, a partire dai dazi imposti dagli Stati Uniti, stanno avendo sul trasporto nazionale e internazionale. Alessandro Panaro, responsabile del Maritime and Energy Department di Srm, ha presentato un’analisi dettagliata dei cambiamenti in atto: “Il perdurare di due conflitti e l’ipotesi di una terza guerra, di natura commerciale, pongono le imprese e le istituzioni davanti alla necessità di riformare le proprie strategie. Recuperare l’efficienza logistica è l’unico modo per garantire all’Italia una nuova centralità nei traffici globali e mediterranei”.
Secondo Srm, tra il 2023 e il 2028, il Mediterraneo registrerà una crescita dei volumi container pari al +18%, superando il Nord Europa. Una dinamica che premia i porti del Sud Europa e che impone investimenti in infrastrutture, digitalizzazione e collegamenti con i mercati dell’area Mena e dell’Asia. Gli Stati Uniti, primo partner marittimo dell’Italia, hanno movimentato via mare il 53% degli scambi bilaterali tra gennaio e settembre 2024, per un valore di 35,8 miliardi di euro.
Il quadro è però influenzato dalle tensioni Usa-Cina, che hanno provocato la cancellazione del 42% delle rotte container nel Pacifico e un calo del 5% della movimentazione portuale americana prevista per il 2025. In questo contesto, il sistema portuale italiano si distingue: nel 2024 ha gestito 480,7 milioni di tonnellate di merci (+0,7% rispetto al 2023), confermando la propria vocazione multipurpose e il primato europeo nello short sea shipping, con 305 milioni di tonnellate trasportate e 239 milioni transitate dai porti italiani.
Accanto al trasporto marittimo, anche l’autotrasporto si conferma un asset strategico. Nel 2024 il 38% dell’import-export italiano ha viaggiato su strada. I principali beni trasportati sono stati metalli, alimentari e rifiuti, con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna in testa sia per carichi in uscita sia in entrata. Tuttavia, solo il 12-15% delle aziende manifatturiere italiane utilizza oggi l’intermodalità, evidenziando un grande potenziale ancora inespresso.
A richiamare l’attenzione sulla necessità di un’azione istituzionale decisa è stato Riccardo Morelli, presidente di Anita: “Le trattative sui dazi troveranno un punto di svolta e, sin d’ora, le istituzioni devono preparare il terreno per consentire alle imprese italiane di cogliere l’occasione di una supply chain globale confermata o rinnovata. L’Italia ha davanti a sé l’opportunità di recuperare centralità nel processo di evoluzione delle rotte globali”.
Morelli ha poi sottolineato il ruolo del Piano Mattei e del piano d’azione per l’export nell’aprire nuove relazioni commerciali con i mercati extra-Ue. Ma ha anche avvertito: “La rilevanza del nostro Paese sarà direttamente proporzionale alla capacità dell’esecutivo di sfruttare la naturale vocazione logistica italiana, favorendo la digitalizzazione dell’intera catena e adeguando l’offerta infrastrutturale: dalla capacità dei porti, allo sviluppo ferroviario, passando per i terminali, la rete stradale e i valichi alpini. Solo così il comparto potrà beneficiare di una nuova stabilità”.
Scritto da: Giornale Radio
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