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20 settembre 2024 | 13.01
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Il Piano strutturale di Bilancio aggiornato tornerà in Consiglio dei ministri, probabilmente mercoledì, per poi essere trasmesso al Parlamento dopo il via libera del governo. La revisione
lunedì prossimo delle serie storiche delle stime annuali
Istat dal 1995 al 2023 potrebbe intanto regalare qualche decimale al pil aumentando le risorse per la quadratura della manovra che dovrebbe aggirarsi intorno a 25 miliardi. Proprio per mercoledì i principali sindacati sono stati convocati a Palazzo Chigi alle 15.30 per un incontro sul Psb con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Giorgetti ha portato il Piano strutturale di bilancio in Cdm martedì scorso per un primo esame senza stime programmartiche in attesa di recepire l’aggiornamento dell’Istituto di statistica. Stime cruciali per la griglia entro la quale costruire la prossima legge di Bilancio perché dalla revisione di Pil e deficit che sarà possibile evincere le risorse destinate alle coperture per le misure del 2024 e quelle per la correzione dei conti chiesta da Bruxelles ai paesi sotto procedura d’infrazione come l’Italia. Nell’attesa di vedere i dati Istat il prodotto interno lordo del 2021, anno di benchmark delle nuove stime, calcolato in termini nominali, verrà rialzato di un livello compreso tra 0,9 e 1,2% rispetto a marzo scorso, con un possibile effetto trascinamento sugli anni a seguire.
Il governo, in base agli impegni Ue, dovrà procedere ad un taglio minimo del disa
vanzo strutturale dello 0,5% annuo (circa 10 miliardi) fino al rientro sotto la soglia del 3%, dopodiché la riduzione sarà dello 0,4% o 0,25%, fino al nuovo obiettivo di deficit intorno all’1,5% del pil, in base all’arco temporale dell’aggiustamento se in quattro o sette anni, in presenza di riforme e investimenti. Roma
punta a ottenere
l’attenuante, che quasi sicuramente verrà accordata dalla Commissione Ue
, di spalmare l’aggiustamento nell’arco temporale massimo possibile (7 anni appunto).
Nel Psb il governo ha annunciato un anticipo del rientro sotto il 3% già nel 2026, mentre nel Def indicava per quell’anno un disavanzo al 3%. Che sia una mini-limatura o una revisione più corposa sarà noto con le previsioni aggiornate che verranno poi trasmesse al Parlamento e, dopo il via libera alla risoluzione parlamentare, a Bruxelles. Il tutto entro fine mese, contro la scadenza indicativa del 20 settembre prevista dal nuovo Patto di stabilità e crescita. Scadenza alla quale per la verità non si stanno attenendo parecchi paesi dell’euro alle prese con la prima edizione delle regole di Maastricht riattivate dopo la moratoria del Convid e riformate rispetto alle norme pre-pandemia. Dunque non solo un ritorno al rigore dopo quasi tre anni di stop (marzo 2020-dicembre 2023), ma un ritorno con regole nuove.
Nel Psb il governo si è impegnato ad una crescita della spesa netta (nuovo indicatore univoco sottoposto alla sorveglianza della Commissione Ue) dell’1,5%. Una traiettoria per il Mef in linea con le aspettative delle autorità europee.
Scritto da: Giornale Radio
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