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A pensar male si fa peccato… | 08/06/2022 | Il Corsivo

today8 Giugno 2022 2

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A cura di Ferruccio Bovio

Destano stupore e indignazione le affermazioni attraverso le quali l’ex presidente russo ed oggi vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Dimitrij Medvedev, ha spiegato il perché di certe sue posizioni, spesso così ostili nei confronti degli occidentali. Affidando la sua risposta ad un post pubblicato su Telegram, Medvedev, ha, infatti, chiarito che lui gli occidentali li odia, perché sono dei bastardi e dei degenerati che vogliono la morte della Russia e, pertanto, finché vivrà cercherà di fare tutto il possibile affinché spariscano. D’altra parte, per chi ha occasione di leggere i suoi frequenti interventi sui social – nei quali si accanisce prevalentemente sulle sanzioni all’economia di Mosca – il livore di quello che per alcuni anni era apparso come il numero due del sistema di potere putiniano non costituisce certamente una novità…Anche se, questa volta, le sue parole sembrano davvero essere andate un po’ troppo al di là di quelle che, normalmente, sono le regole e la compostezza della diplomazia.

Sulle minacciose dichiarazioni di Medvedev è intervenuto anche il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il quale ha parlato di “affermazioni che non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace”, dando piuttosto danno linfa a una campagna d’odio contro l’Occidente e contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina.

Eppure, questo Dmitry Medvedev, nel periodo in cui, tra il 2008 ed il 2012, fu presidente della Federazione Russa – in temporanea sostituzione di Putin che per motivi costituzionali dovette saltare un turno prima di riprendersi la poltrona – ci eravamo un po’ tutti abituati a considerarlo come il volto nuovo di una Russia che voleva aprirsi maggiormente al mondo. Nel 2009 aveva sottoscritto, unitamente ad Obama, un documento in cui si parlava di andare oltre la mentalità della Guerra Fredda, per dare vita ad una rinnovata era nei rapporti tra Mosca e Washington, caratterizzata dalla riduzione degli armamenti, dalla ricerca di una stabilità strategica e di una collaborazione proficua nella lotta al terrorismo. Molti commentatori europei ed americani giudicarono positivamente, fin dai suoi esordi sulla grande ribalta internazionale, il fatto che – a differenza di Putin – l’astro nascente della politica russa non avesse praticamente mai ricoperto ruoli di un certo rilievo durante il passato sovietico, ma che sembrasse, al contrario, incarnare proprio l’immagine del russo che guarda con interesse alla globalizzazione, che parla perfettamente l’inglese, che conosce la cultura europea e che auspica un futuro meno autarchico per il proprio Paese. Insomma, nel suo curriculum non figurava affatto una militanza nel Kgb, ma piuttosto una serie di studi economici che lo mettevano in grado di esprimersi sempre con serietà e competenza ad ogni livello. Forse, uno dei pochi in Occidente ad aver visto giusto nei confronti di questo brillante giovanotto fu il senatore repubblicano John McCain, il quale disse che Putin, con l’insediamento di Medvedev al Cremlino, si era appena nominato presidente a vita…E in effetti, deludendo le aspettative di tanti suoi illusi estimatori occidentali, è oggi lo stesso ex presidente “pro tempore” a spiegare loro che, se potesse, li cancellerebbe tutti dalla faccia della Terra…

Un grande vecchio della politica italiana era solito dire che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”…Chissà che opinione si era fatto Giulio Andreotti del giovane Dmitrij Medvedev…

Credits: Agenzia Fotogramma

Scritto da: Giornale Radio

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