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Addio Robert Redford, attore e regista che ha coniugato passione civile con il cinema

today17 Settembre 2025

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Se ne va una leggenda di Hollywood, Robert Redford: dai thriller politici agli impegni per l’ambiente e il cinema indipendente.

Nel film I tre giorni del Condor di Sydney Pollack, Robert Redford interpreta Joe Turner.  E’ l’unico scampato di una strage dove tutti quelli che lavorano con lui in un reparto della Cia vengono misteriosamente uccisi. Il suo nome in codice è “Condor”. Scopre che alla testa del complotto ci sono proprio uomini della Cia, allarmati per una pericolosa fuga di notizie riguardanti l’attività dei servizi segreti statunitensi in Sudamerica.
Era il 1975, e l’anno dopo interpreta in coppia con Dustin Hoffman, Tutti gli uomini del Presidente di Alan J.Pakula sullo scandalo Watergate che porterà alle dimissioni dell’allora Presidente statunitense Richard Nixon, un film tratto dal saggio di Carl Bernstein e Bob Woodward. Basterebbero solo queste due pellicole per raccontare chi è stato Robert Redford, attore e regista, negli anni della grande rinascita del cinema americano di impegno politico e civile. E poi Corvo rosso non avrai il mio scalpo, La stangata con Paul Newman, Il grande Gatsby, Il cavaliere elettrico, L’uomo che sussurrava ai cavalli.

Un impegno costante nel tempo. 

Nel 1977,  denuncia in un libro l’espansione statunitense verso ovest, The Outlaw Trail. Combatte contro la costruzione di una centrale elettrica nello Utah. Nel 2013, diventa testimonial per l’organizzazione di protezione ambientale Natural Resources Defense Council, in cui venne chiesto all’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama di adottare misure per ridurre le emissioni di gas serra. Sostiene anche l’azione contro il riscaldamento globale sul suo blog all’Huffington Post.

Il sostegno al cinema indipendente

Redford credeva nei giovani attori e registi. Con Sydney Pollack fondò la sua creatura meglio riuscita sul piano imprenditoriale. Creò il Sundance Institute, nelle sue proprietà nello Utah.  Non aveva grandi appoggi finanziari ma sovvenzionò nuove promesse del cinema con spese pagate per 4 settimane, fornì professori, materiale tecnico e consulenza di grandi professionisti. Da questa esperienza nacque il Sundance Festival. Se ne va un grande.  Quello di Robert Redford è stato un impegno costante nel tempo.

Primi anni e ascesa come attore

Robert Redford muove i primi passi nel mondo dello spettacolo nel teatro e in televisione, per poi affermarsi sul grande schermo negli anni ’60. Uno dei suoi primi ruoli importanti è in Barefoot in the Park (1967), commedia romantica che mostra già la sua versatilità e il suo fascino come protagonista. Nel corso degli anni ’60 Redford costruisce la propria immagine con personaggi sia comici sia drammatici, diventando una figura riconoscibile per il pubblico.

Gli anni ’70 sono quelli della consacrazione. Nel 1969 Redford recita in Butch Cassidy and the Sundance Kid, accanto a Paul Newman, un film che lo rende celebre a livello internazionale e lo trasforma in una star capace di incarnare sia carisma che complessità emotiva. A questa pellicola si affiancano altre interpretazioni memorabili: Jeremiah Johnson (1972), The Candidate (1972), The Way We Were (1973), The Sting (1973) e The Great Gatsby (1974) sono film che ne consolidano il successo.

In quegli anni partecipa anche a produzioni con forte impegno politico o drammatico, come Three Days of the Condor (1975), dove interpreta Joe Turner, un agente CIA che scopre un complotto interno all’agenzia stessa. Nel 1976 recita in All the President’s Men, film incentrato sullo scandalo Watergate, che conferma la sua appartenenza a un cinema che non teme la denuncia politica. 

Dalla recitazione alla regia: evoluzione artistica

A partire dalla fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, Redford inizia ad affacciarsi anche dietro la macchina da presa. Il suo debutto come regista avviene con Ordinary People (1980), che gli vale un grande riconoscimento: il film ottiene numerosi premi, tra cui l’Oscar per il miglior regista e miglior film. Negli anni successivi alterna ruoli da attore a film diretti da altri, ma sviluppa un proprio sguardo registico con pellicole come A River Runs Through It (1992), Quiz Show (1994) e The Horse Whisperer (1998), quest’ultimo anche interpretato da lui.

Cinema maturo e ruoli tardivi

Nella seconda parte della carriera Redford non si accontenta della fama passata: continua a scegliere film che lo mettano alla prova come attore maturo, ma anche a dirigere progetti con temi riflessivi, morali o umani. Film come The Natural (1984) e Out of Africa (1985) accentuano la sua capacità di interpretare storie epiche o romantiche, pur restando perfettamente radicato nell’emozione e nel carattere dei personaggi. Negli anni 2000 e 2010 prende parte a film diversificati e spesso indipendenti, talvolta esplorando limiti nuovi o ruoli più contenuti, ma con intensità: la sua presenza resta significativa.

Eredità artistica

Lo sguardo di Redford verso il cinema non si limita ai suoi film: ha influenzato una generazione sia come attore che come regista, contribuendo a rafforzare il cinema indipendente, e dimostrando che un grande interprete può anche essere un pensatore, un osservatore critico, un innovatore. Film come Quiz Show mostrano non solo abilità tecniche, ma la capacità di interrogare il potere, la memoria, la verità. Anche come attore, Redford ha saputo incarnare l’eroe romantico, il cittadino inquieto, il sopravvissuto: figure che riflettono dubbi, ideali, sfide. Con una carriera lunga decenni, ha saputo reinventarsi restando fedele a certe scelte di fondo: autenticità, coerenza, impegno.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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