Il Corsivo

Quarant’anni fa la camorra uccideva Giancarlo Siani, giovane giornalista precario del Mattino

today23 Settembre 2025

Sfondo
share close
Scritto da Daniele Biacchessi

Giancarlo Siani, il cronista che sfidò la camorra con la verità: quarant’anni dopo il suo sacrificio resta il simbolo di un giornalismo libero e coraggioso.

La sera del 23 settembre 1985. Le 21,40. Quarant’anni fa. Giancarlo Siani sta tornando a casa con la sua auto. I killer della camorra lo attendono sotto la sua abitazione a piazza Leonardo, e lo uccidono. Giancarlo Siani è un collaboratore precario de “Il Mattino”. Articolo dopo articolo si conquista la fama di cronista specializzato in una terra senza confini precisi e delineati, dove spesso la camorra si sostituisce allo Stato.

Giancarlo Siani proviene dai quartieri alti e ricchi di Napoli, dal Vomero, ma lavora a Torre Annunziata, che non è un paese ma una città nella città. Case popolari fatiscenti, cresciute negli anni del boom economico e della speculazione edilizia. Torre Annunziata non è un paese, ma è ancora Napoli.

Le inchieste di Giancarlo Siani

Siani segue le vicende legate alla malavita organizzata nella zona vesuviana. A quel tempo si era appena conclusa la guerra che opponeva la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo ai clan della Nuova Famiglia dei Nuvoletta, Bardellino e Alfieri, legati a Cosa nostra. Siani collabora con il bollettino “Osservatorio sulla Camorra”. Giancarlo Siani segue una doppia pista per raccontare scontri e alleanze tra i camorristi che hanno battuto sul campo Cutolo.

Scriveva Siani: “È proprio il traffico dell’eroina uno degli elementi di conflitto con gli altri clan in particolare con gli uomini di Bardellino che a Torre Annunziata avevano conquistato una fetta del mercato”. Giancarlo Siani ricostruisce le trame del potere camorristico, le alleanze politiche e affaristiche. Equilibri che vengono messi in pericolo dalle sue cronache che partono proprio dalla tangentopoli opontina.

Dalle indagini emerge che Siani lavora ad un dossier e ad un libro sulla malavita a Torre Annunziata. Il mistero italiano del delitto di Giancarlo Siani si imbatte contro un muro di gomma, contro il quale nulla hanno potuto le indagini giudiziarie, che hanno sconfitto i camorristi, ma non i loro legami con la politica.

Origini, formazione e primi incarichi

Giancarlo Siani nacque a Napoli il 19 settembre 1959, nel quartiere Vomero, da una famiglia della media borghesia partenopea. Frequentò le scuole classiche: le elementari presso la “Vincenzo Cuoco”, le medie alla statale “Michelangelo Schipa”, e il Liceo Classico Giambattista Vico, diplomandosi con il massimo dei voti. Iscrittosi alla Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Siani ben presto preferì l’impegno nel giornalismo e nel sociale ai soli studi accademici.

Nei primi anni della sua attività collaborò con riviste locali come ScuolaInformazione e Il lavoro nel Sud, interessandosi particolarmente alle situazioni di emarginazione, disoccupazione, lavoro precario e disuguaglianze sociali. Fondò anche, insieme ad altri giovani giornalisti, il Movimento Democratico per il Diritto all’Informazione, di cui fu portavoce nei convegni per la libertà di stampa. Verso il 1980 iniziò a collaborare con Il Mattino come corrispondente da Torre Annunziata, zona molto delicata per la presenza e le attività dei clan camorristici; il suo stile era già investigativo: non solo cronaca, ma analisi delle connessioni tra malavita, politica e potere edilizio.

Inchieste, impegno civile e tragica uccisione

Nel corso della sua breve carriera, Siani realizzò inchieste che mettevano in luce alleanze tra clan camorristici, narcotraffico, collusioni con la politica e il controllo sui mercati delle costruzioni. Un esempio significativo è l’articolo del 10 giugno 1985, in cui Siani riportò che l’arresto del boss Valentino Gionta derivava da una soffiata del clan Nuvoletta, alleato di altri gruppi, segno delle tensioni interne e dei giochi di potere locali.

Nel suo lavoro, Siani stava predisponendo anche un dossier su Torre Annunziata, sui massacri e sui contratti illeciti legati al territorio vesuviano. L’omicidio pose fine a una carriera promettente ma lasciò un’eredità forte: l’impegno per la libertà di stampa, il diritto di raccontare verità scomode e il rifiuto del silenzio. Anche dopo la sua morte, le sue inchieste servirono come fondamento per sentenze contro i mandanti e gli esecutori del delitto, ma il percorso verso una piena verità fu lungo.

Scritto da: Daniele Biacchessi


GIORNALE RADIO

Giornale Radio, la radio libera di informare.

Notizie del giorno: notizie di cronaca, di politica,notizie dal mondo, notizie sportive, di economia, di salute e tecnologia. Notizie di oggi in radio streaming, in WEB TV e in podcast.