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La Cgil torna in piazza per il lavoro. Dati preoccupanti sulle aziende in crisi

today24 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

La Cgil denuncia il crollo dell’industria: 96 aziende in crisi e oltre 120 mila lavoratori coinvolti.

Democrazia e lavoro. Con questo slogan la Cgil sfida il Governo su lavoro e sviluppo industriale e torna domani in piazza con una nuova mobilitazione generale. «Questa è una manovra contro il Paese e contro i lavoratori», dice Maurizio Landini alla vigilia del corteo romano.

La Cgil torna all’attacco illustrando i numeri di una crisi del sistema industriale italiano, condensati nel dossier “Industria in crisi, governo assente”: 96 aziende in difficoltà con tavoli aperti al ministero delle Imprese, 121.489 lavoratori coinvolti. Si tratta di una mappa solo parziale, perché non contempla le tantissime vertenze regionali sulle quali è difficile effettuare un monitoraggio esatto.

La portata della crisi industriale

Nel 2024 il fatturato dell’industria italiana è calato di 42 miliardi rispetto al 2023, pari a 115 milioni di euro bruciati ogni giorno, con un -2,5% a prezzi costanti e -3,6% a valori correnti. Pesa la domanda interna (-3%), mentre l’export arretra dell’1,7%. Dunque, la portata reale della crisi è ampia e attraversa interi comparti della manifattura italiana: chimica di base, automotive, elettrodomestico, siderurgia, farmaceutica.

L’allarme del sindacato è condiviso dal presidente della Confindustria Emanuele Orsini che critica la manovra 2026 per l’assenza di politiche industriali e prospettive per uno sviluppo. In particolare, Orsini chiede un piano industriale di tre anni, misure poderose che però nel documento del Governo sono modeste se non irrisorie. In effetti, la politica industriale è stata la cenerentola delle ultime finanziarie. Forse il governo ha lasciato questo compito ai fondi del Pnrr. Di certo non sono mancate solo le risorse, ma anche quella visione di insieme che Orsini e Landini, da punti di vista diversi, vorrebbero dalla politica.

Denuncia della Cgil: altri aspetti della crisi

Una delle componenti che più evidenziano la profondità delle difficoltà del comparto industriale è il calo produttivo nel settore dell’auto e della componentistica in Italia. Secondo i dati più recenti, nel 2024 il settore automobilistico italiano ha registrato una contrazione di oltre il 22 % nell’indice della produzione complessiva della filiera.

In particolare la produzione di autoveicoli ha segnato un calo ancora più marcato, attorno al -29 % circa. Il risultato è che non solo le vendite domestiche sono diminuite, ma anche le esportazioni del settore componentistico hanno risentito della frenata: ad esempio il valore dell’export della componentistica ha chiuso il 2024 con un calo del -3,1 % a circa 24,6 miliardi di euro.

Filiera automotive italiana

Questo dato assume rilievo se si considera che la filiera dell’automotive in Italia è strettamente integrata nei mercati internazionali: molte aziende italiane forniscono componenti a costruttori europei e globali. Quando dunque la produzione complessiva dei veicoli cala, l’effetto si propaga anche alle imprese fornitrici. Un’analisi sul versante europeo ha evidenziato che la catena del valore della mobilità è diventata più vulnerabile: dipendenza crescente da fornitori extra-UE e spostamenti produttivi verso altri Paesi più competitivi.

Un fattore chiave di questo declino produttivo è la contrazione della domanda interna e internazionale, unita ai costi elevati dell’energia e delle materie prime che penalizzano le imprese italiane rispetto a concorrenti esteri. Ad esempio, nel periodo considerato, la produzione industriale nel settore auto segnava un andamento peggiore rispetto alla media manifatturiera nazionale, che pure risultava in flessione.

Dal punto di vista operativo questo scenario porta a fenomeni concreti: riduzione dei volumi produttivi, aumento della capacità inutilizzata negli impianti, risorse (umane e tecnologiche) che restano sotto‐impiegate, e pressioni sulla redditività. A livello aziendale, le imprese della componentistica devono ripensare modelli di business, spostare investimenti verso tecnologie emergenti o diversificare mercati, per far fronte a un contesto dove i margini si riducono. La riduzione della produzione automobilistica e della componentistica costituisce un indicatore significativo del più ampio declino dell’industria manifatturiera italiana, soprattutto nel segmento a elevata integrazione tecnologica.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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