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I dati di Libera nella giornata contro la corruzione: in Italia quasi 100 indagini all’anno

today9 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Corruzione in Italia: il dossier di Libera fotografa un Paese ancora ostaggio delle mazzette: indagini raddoppiate e oltre mille indagati in un anno.

Nella giornata contro la corruzione, l’associazione Libera di Don Ciotti diffonde il suo rapporto “Italia sotto mazzetta” e snocciola dati preoccupanti sullo stato di illegalità che condiziona il nostro paese. Libera ha censito le inchieste sulla corruzione dal primo gennaio al primo dicembre 2025, basandosi sulle notizie di stampa: ne ha contate 96 (erano 48 nel 2024), alla media di otto al mese, con il coinvolgimento di 49 procure in 15 regioni e 1.028 persone indagate, quasi un raddoppio rispetto ai 588 dello scorso anno.

Campania al centro del sistema tangentizio

Le regioni meridionali con le isole dominano la classifica con 48 indagini, seguite da quelle del Centro (25) e del Nord (23). In Campania ci sono state 219 persone indagate, segue la Calabria con 141 e la Puglia con 110. La Liguria con 82 persone indagate è la prima regione del Nord Italia, seguita dal Piemonte con 80. Ci sono tangenti in cambio di un’attestazione falsa di residenza per avere la cittadinanza italiana o per ottenere falsi certificati di morte.

In altri casi le dazioni hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti nella sanità, per la gestione dei rifiuti o per la realizzazione di opere pubbliche, la concessione di licenze edilizie, l’affidamento dei servizi di refezione scolastica. Ci sono scambi di favori per concorsi truccati in ambito universitario.

Non mancano le inchieste su un migliaio di amministratori, politici (53), funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi. Il dossier di Libera dimostra che la tangente ha cambiato forme, modalità d’uso rispetto ai tempi di “Mani pulite”, ma resta un problema diffuso ed endemico in tutti i settori della società civile e politica.

Corruzione in Italia: debolezza di strumenti normativi

Oltre alla fotografia delle inchieste, un dato cruciale emerso dal dossier Italia sotto mazzetta è che la persistente diffusione di fenomeni corruttivi non è solamente il frutto di singoli comportamenti illeciti, ma della debolezza strutturale di strumenti normativi, preventivi e di controllo dello Stato. Libera evidenzia come la corruzione si sia evoluta, da episodi isolati e visibili di “mazzette” e appalti truccati, a un sistema “adattivo”, che sfrutta falle legislative, conflitti d’interesse, assenza di trasparenza e carenze di controlli, per rendere più difficoltoso il contrasto e più agevoli le pratiche illecite.

Per questo, nel documento di accompagnamento al rapporto Libera non si limita a denunciare numeri e casi, ma propone una serie di interventi istituzionali urgenti. In primo luogo, suggerisce l’introduzione di norme chiare e organiche per regolamentare i conflitti di interesse: la mancanza di una disciplina stringente su chi detiene potere decisionale, su chi abbia contatti con imprenditori o gruppi economici, e su come vengano assegnate concessioni o appalti pubblici, lascia grande margine all’arbitrarietà e alla corruzione.

Altro punto fondamentale è la regolamentazione dell’attività di lobbying. Libera propone che ogni forma di intermediazione tra soggetti privati e pubblici sia trasparente, registrata e “certificata”, cioè che vi sia tracciabilità di chi richiede cosa, con quali interlocutori e con quali argomentazioni: una misura volta a evitare che decisioni pubbliche siano influenzate da interessi privati dietro le quinte.

Un terzo pilastro dell’azione preventiva suggerita è il rafforzamento della trasparenza amministrativa: non basta che le informazioni siano accessibili per chi le chiede, ma devono esserlo in modo attivo e sistematico, bilanci, bandi, criteri di assegnazione, affidamenti, appalti, decisioni politiche, affinché la cittadinanza e la società civile possano vigilare e intervenire.

In parallelo, Libera solleva l’esigenza di potenziare le misure di whistleblowing, ovvero la segnalazione interna di illeciti da parte di dipendenti pubblici o privati, tutelando chi denuncia corruzione e garantendo l’anonimato e la protezione da ritorsioni. In un contesto dove le tangenti e gli accordi si muovono spesso nell’ombra, la denuncia spontanea può rappresentare una delle armi più efficaci per smascherare schemi corruttivi prima che generino danni irreversibili.

Il rapporto inoltre spinge per un’educazione civica e una formazione sull’etica pubblica: nelle università, negli ordini professionali, negli enti pubblici, affinché la lotta alla corruzione non sia solo una questione giudiziaria o di repressione, ma anche e soprattutto un cambiamento culturale capace di costruire una nuova coscienza civica, una fiducia nelle istituzioni e un’idea di bene comune come valore collettivo, non come occasione di profitto.

Il contesto normativo recente in Italia rende queste proposte ancora più rilevanti: con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e con modifiche al sistema delle responsabilità, si è creato uno scenario in cui certe pratiche corruttive diventano più difficili da perseguire. In questa situazione, secondo Libera, non è più sufficiente affidarsi alla sola repressione: è indispensabile costruire un’architettura di prevenzione, trasparenza, partecipazione e controllo civico.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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