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today3 Giugno 2024 10575 3
A cura di Daniele Biacchessi
Il 26 gennaio 1955, Piero Calamandrei concludeva così il suo discorso sulla Costituzione, nel Salone degli affreschi della Società Umanitaria di Milano. “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione“. E’ una frase che mi ha sempre colpito perché proviene dalla voce di un intellettuale liberale. Ieri il comune di Stazzema mi ha invitato alla manifestazione solenne e ufficiale per le commemorazioni del 2 giugno, Festa della Repubblica. A Sant’Anna di Stazzema, poche anime in piccolo borgo in provincia di Lucca, in Toscana, il 12 agosto 1944, le truppe della 16 Panzergrenadier Division, comandate da Walter Reder, diedero l’assalto contro la popolazione civile, sterminando 475 persone: nessun partigiano, solo vecchi, donne, bambini, la più piccola, Anna Pardini, aveva solo tre mesi. I nazisti erano stati accompagnati da fascisti italiani con le uniformi tedesche.
L’armadio della vergogna
E’ stato un onore e anche una missione parlare a Sant’Anna di un armadio che conteneva 695 fascicoli, un ruolo dei criminali nazisti composto da 2273 voci. Si tratta di documenti archiviati in modo illegale il 14 luglio 1960 dalla procura generale militare in applicazione della ragion di Stato, e riaffiorati poi nel 1994. Il giornalista dell’Espresso Franco Giustolisi, davanti a quelle carte che contenevano i nomi degli assassini già nel 1945, aveva coniato il termine “armadio della vergogna”.
Tra pochi processi celebrati in ritardo c’è anche quello relativo alla strage di Sant’Anna di Stazzema.Il peso della memoria
Il 2 giugno a Sant’Anna, la sua grande partecipazione, dimostra che la Costituzione è ancora viva e che in molti sono ancora pronti a difenderla dai maldestri tentativi di cambiarla in modo radicale: dal referendum perso da Matteo Renzi alla proposta di premierato che nei fatti esautora il potere del presidente della Repubblica.
Scritto da: Giornale Radio
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