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Il crollo della Torre dei Conti, la cura dei Beni culturali, la salvaguardia dell’immagine italiana

today4 Novembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Un simbolo millenario crolla nel silenzio: tra incuria, ritardi e promesse del Pnrr, la Torre dei Conti diventa il simbolo fragile del patrimonio italiano.

La Torre dei Conti dei Fori Imperiali a Roma era stata fatta erigere nel 1216 da Innocenzo III, definita da Petrarca in una lettera “unica al mondo”, è venuta giù, sbriciolata come fanno i castelli di sabbia con l’alta marea, 809 anni dopo la sua inaugurazione. La parte centrale del lato della torre che guarda via Cavour, lo sperone esterno costruito negli anni ‘30 per consolidare l’edificio, ora non c’è più. Nel secondo crollo sono caduti i solai interni.

I lavori di ristrutturazione con i soldi del Pnrr

I cantieri di ristrutturazione avevano iniziato da poco i lavori sulla Torre dei Conti. Doveva essere il fiore all’occhiello di “Caput Mundi” con un intervento finanziato con i quattrini del Pnrr, circa 6,9 milioni di euro, destinato a fare del monumento medievale la nuova porta di accesso del Foro Romano, con spazi espositivi, aule studio, un collegamento diretto e sotterraneo con il tempio della Pace e la nuova biglietteria. La torre aveva problemi strutturali. Da troppo tempo era abbandonata.

Gli interni avevano subito diverse superfetazioni, con l’aggiunta impropria di piani e solai. Il progetto di recupero prevedeva la loro demolizione e il ripristino dei piani originali, ma qualcosa non ha funzionato. La procura indaga per lesioni e disastro colposi. Le inchieste e i processi chiariranno le vere cause, forniranno i nomi dei responsabili, descriveranno il vero stato di salute dell’opera, scioglieranno i dubbi sui lavori di restauro e di messa in sicurezza, ma il grave danneggiamento della Torre dei Conti è già un duro colpo al cuore al sistema dei Beni culturali italiani.

La Torre dei Conti

La Torre dei Conti, situata all’angolo fra via Cavour e i Fori Imperiali a Roma, rappresenta uno degli esempi più significativi (e allo stesso tempo tragici) delle torri-baronali dell’età medievale nella Città Eterna. Le origini dell’edificio sono complesse e stratificate: il nucleo iniziale risale al IX secolo, quando la famiglia romana dei Conti di Anagni, attraverso Pietro dei Conti, fece edificate una struttura di pianta turrita sui resti di una delle esedre dell’antico Templum Pacis (costruito tra il 71-75 d.C. sotto l’imperatore Vespasiano).

Il momento di massima trasformazione avvenne però all’inizio del XIII secolo, quando l’allora papa Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni) promosse un ampliamento dell’edificio a favore della propria famiglia, i Conti di Segni. Venne allora conferita alla torre una doppia funzione: da un lato simbolo del potere politico ed ecclesiastico della famiglia, dall’altro struttura fortificata e di sorveglianza nel cuore monumentale della città medievale. Le alte quote dell’edificio (in origine stimato fra 50 e 60 metri) permisero alla torre di emergere nel panorama urbano di Roma come un autentico punto di riferimento per secoli.

Dal punto di vista costruttivo, la Torre dei Conti fu realizzata utilizzando materiali di reimpiego provenienti dall’antichità: blocchi di travertino e lastre di marmo e selce vennero recuperati dalle vicine rovine dei Fori Imperiali e del Templum Pacis, integrandosi così nella tradizione delle “case-torri” tardoromane/altomedievali che sfruttavano frammenti dell’antico per nuove funzioni.

La facciata, almeno in parte, mostrava fasce alternanti di marmo chiaro e selce scura — un motivo decorativo che rimandava alla dignità del manufatto nella Roma medievale. Allo stesso tempo, il sito stesso della torre inglobava un elemento di archeologia antica: l’esedra quadrangolare, parte integrante del recinto del Templum Pacis, venne incorporata nella struttura medievale come base portante e fondazione della torre stessa.

Col passare dei secoli, la Torre dei Conti subì alterne vicende. Danni causati da importanti eventi sismici (il terremoto del 1349 viene spesso indicato come una tappa critica) ne ridussero l’altezza originaria, segnalando l’inizio di una lenta decadenza. Nei secoli successivi furono aggiunti contrafforti e rinforzi: alla fine del Seicento, per esempio, papa Alessandro VIII fece costruire due robusti elementi di sostegno ancora oggi visibili, testimonianza della volontà di preservarla anche quando la sua funzione originaria era ormai mutata.

A livello urbanistico, l’area attorno alla torre ha vissuto profonde trasformazioni: alla fine dell’Ottocento lo sventramento dei vicoli circostanti per la costruzione di via Cavour, e negli anni Trenta la creazione di via dei Fori Imperiali, isolò la Torre in un contesto mutevole, privandola in parte del suo originario tessuto urbano baronale. In epoca fascista la torre assunse funzionalità simboliche e propagandistiche: nel 1937 fu donata da Benito Mussolini alla Federazione nazionale Arditi d’Italia e ospitò all’interno un mausoleo degli Arditi, mentre il suo interno vide usi quali deposito, fienile e altro, segno del declino funzionale che aveva colpito l’edificio.

L’evoluzione delle funzioni e la trasformazione fisica dell’edificio riflettono le vicende stesse della città di Roma: da potente simbolo medioevale del potere a struttura marginale e abbandonata. Il suo stato di degrado cronico, unito alle robuste metamorfosi urbane che l’hanno isolata visivamente e fisicamente, la resero un caso emblematico di patrimonio fragile. Oggi la Torre dei Conti non è solo un monumento scolpito nella pietra, ma un documento storico che testimonia la sovrapposizione delle età antica, medievale e moderna in un solo corpo edilizio.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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