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A cura di Ferruccio Bovio
L’Europa, come ci ha ricordato Mario Draghi nel suo recente intervento alla Conferenza di Alto Livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali”, deve seriamente prepararsi ad affrontare preoccupanti problemi di deindustrializzazione, in un quadro di serrata competitività con altre grandi aree economiche del Pianeta: America e Cina su tutte.
Abbiamo ormai quasi tutti archiviato l’illusione che il tanto strombazzato “green deal” e le nuove attività connesse alla transizione energetica e climatica potessero compensare, nel Vecchio Continente, le perdite di posti di lavoro riscontrate nelle attività industriali tradizionali: a meno che, considerata la schiacciante supremazia cinese in quanto a disponibilità di tecnologie rinnovabili (come le batterie, i pannelli solari o le auto elettriche), l’economia europea, nel tentativo disperato di rimanere in qualche modo a galla, non intenda continuare ad appellarsi a sovvenzioni pubbliche impossibili però, da sostenere nel lungo periodo.
Di questo scenario – tutt’altro che positivo per il futuro del lavoro europeo – possiamo ringraziare essenzialmente quell’estremismo ambientalista – e sostanzialmente anti capitalista – che ha condizionato troppe scelte incaute dell’Unione Europea e, talvolta, persino le prese di posizione dei movimenti sindacali, apparsi, stranamente, non sempre del tutto consapevoli circa gli effetti distruttivi che una visione ideologica e dogmatica della transizione avrebbe finito per provocare sull’industria e, di conseguenza, sui livelli occupazionali.
Ecco perché, nella sua ultima apparizione a Bruxelles, l’ex presidente della BCE ha voluto essere estremamente chiaro, richiamando l’Europa intera ad una maggiore coesione politica, economica e militare da cui possa, finalmente, scaturire quella unità di intenti che finora è sempre mancata e senza la quale i singoli Paesi europei – compresi i più ricchi – sono destinati ad un futuro di colpevole marginalità.
Pertanto, ci pare che – sia pure non intervenendo apertamente nel dibattito politico in corso a livello comunitario – Mario Draghi abbia, comunque, lanciato un monito agli elettori che a giugno dovranno rinnovare l’Europarlamento, invitandoli a riflettere sul fatto che sarà proprio il loro voto a decidere se, negli anni a venire, l’Europa potrà ancora sedersi ai tavoli che contano, oppure ne verrà penosamente esclusa.
Scritto da: Giornale Radio
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