Il Corsivo

La nuova inchiesta in Sicilia travolge Cuffaro. Al vertice di un’associazione mafiosa, dicono i pm

today5 Novembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

L’ex presidente della Sicilia di nuovo sotto accusa: per la Procura di Palermo avrebbe guidato un sistema di potere politico-mafioso legato agli appalti pubblici in sanità e nei consorzi regionali.

Non c’è pace per l’ex presidente della Regione Sicilia e leader della Dc Totò Cuffaro, travolto da una nuova indagine sui rapporti tra mafia e politica in accordo con il deputato nazionale Saverio Francesco Romano, di Noi Moderati. La procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, li accusa insieme ad altre 16 persone di associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti. Gli appalti contestati sono quelli all’Asp di Siracusa, a Villa Sofia-Cervello di Palermo e nel Consorzio di Bonifica Occidentale della Regione Sicilia.

Un comitato d’affari occulto, secondo i magistrati

L’accusa più grave è l’associazione per delinquere per commettere delitti contro la pubblica amministrazione. Il ruolo apicale sarebbe proprio quello di Cuffaro, dicono i pm, “per la sua militanza politica di lungo corso e, in particolare, dall’aver ricoperto, fra i tanti ruoli in seno all’amministrazione regionale, la carica di presidente della Regione Siciliana dal 2001 al 2008”, affiancato dal capogruppo della Dc all’Assemblea Regionale Siciliana, Carmelo Pace, definito dagli inquirenti “membro di spicco del sodalizio”.

A loro si aggiungono un altro fedelissimo dell’ex presidente, Vito Raso, oggi segretario particolare dell’assessore regionale alla famiglia, Nuccia Albano e Antonio Abbonato, già responsabile della IV circoscrizione di Palermo. Cuffaro dovrà comparire davanti al Gip il prossimo 14 novembre e il processo stabilirà la fondatezza del castello accusatorio dei magistrati, ma le indagini siciliane mettono già in luce che non si è ancora risolto, con etica e trasparenza, lo snodo dei rapporti tra politica, affari, criminalità e faccendieri.


Quadro investigativo

L’inchiesta in corso in Sicilia amplia un quadro investigativo che già da anni perlustra i rapporti tra appalti pubblici, sanità e potere istituzionale. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Palermo e dai militari del ROS – Raggruppamento Operativo Speciale, il sistema contestato riguarderebbe gare d’appalto in ambito sanitario e servizi pubblici e presunte condotte finalizzate a orientarne l’assegnazione.

Si parla di meccanismi investigati nei quali dirigenti, funzionari pubblici e imprenditori intercettati avrebbero operato secondo un modello consolidato: preparazione di procedure a favore di aziende predeterminate, individuazione di consulenti o «intermediari», attribuzione di incarichi e concessioni in condizioni di vantaggio, e – secondo l’accusa – una remunerazione informale o non esplicitamente dichiarata a soggetti legati a figure politiche.

L’attenzione degli inquirenti si concentra su alcune aziende sanitarie della Sicilia, sui consorzi regionali e su commissioni d’appalto nelle quali, a loro giudizio, vi sarebbe stata una «turbativa della libertà degli incanti», cioè un’alterazione della libera competizione tra offerenti. Le indagini hanno portato alla richiesta di misure cautelari per decine di persone, fra dirigenti sanitari, funzionari regionali, politici e imprenditori. In alcuni casi sono state effettuate perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, allo scopo di evitare la dispersione delle prove.

Dal racconto investigativo emerge il coinvolgimento non soltanto di chi bandisce o assegna le gare, ma anche di chi funge da tramite: si parla, infatti, di interlocutori che si muovevano come «mediatori» tra un’impresa interessata a ottenere un appalto e un potenziale canale politico-amministrativo. Un esempio significativo è quello di un professionista del settore sanitario che, secondo i pm, avrebbe contattato figure vicine a un ex presidente regionale per «ammorbidire» posizioni decisionali della Centrale Unica di Committenza. Tutto ciò presenta un quadro in cui non è soltanto la “gara” a essere rilevante, ma l’intera rete di relazioni che la precede e ne influenza l’esito.

Nonostante queste contestazioni, gli indagati – come previsto dal diritto – mantengono la presunzione d’innocenza e avranno la possibilità di difendersi davanti al giudice. Il prossimo passaggio è l’interrogatorio cautelare davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip), che dovrà valutare se accogliere la richiesta della procura di applicare misure restrittive. Nel caso dei deputati coinvolti, inoltre, potrebbero esser necessarie le autorizzazioni parlamentari.

In ogni caso, il procedimento solleva interrogativi di ampia portata sul funzionamento delle procedure pubbliche e sulla necessità di trasparenza e controllo nelle gare d’appalto, in particolare in settori strategici come la sanità. Se la rilevanza mediatica deriva in parte dai nomi in campo, che includono ex governatori e parlamentari, ciò che va osservato è l’impatto concreto di tali indagini sull’efficienza delle strutture pubbliche, sul rapporto tra cittadini e istituzioni e sulla credibilità del sistema amministrativo regionale. Quali saranno le risposte giudiziarie e quali le conseguenze sulle prassi pubbliche lo dirà il corso del dibattimento, ma l’apertura dell’indagine stessa è già un segnale della vigilanza delle istituzioni in materia di appalti e gestione pubblica.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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