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La Bce non taglia il costo del denaro: tasso sui depositi al 2%

today25 Luglio 2025

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La Bce ferma i tassi, ma apre a una nuova fase: incertezza globale e inflazione sotto controllo, ora lo sguardo è rivolto al futuro.

Con decisione unanime, la Banca centrale europea lascia invariato al 2% il tasso sui depositi e al 2,25% quello sui rifinanziamenti. Il board della Bce intende chiudere il contrasto all’alta inflazione per aprire un’altra fase inedita. “L’inflazione è pari attualmente al nostro obiettivo del 2% a medio termine, non più attorno a quel livello. Le pressioni interne sui prezzi hanno continuato ad attenuarsi, a fronte di un rallentamento dei salari”.

Christine Lagarde si augura che gli shock inflazionistici degli ultimi anni siano dietro alle nostre spalle e che il compito della Bce sia ora quello di guardare a quello che sta arrivando.

La nuova fase della Bce

La Bce rileva una nuova fase caratterizzata da un’elevata incertezza dovuta essenzialmente all’impatto dei dazi commerciali che, anche con un accordo al 15%, recherebbero danni ingenti a gran parte delle nazioni europee. La Banca centrale si limita a precisare che anche grazie alle riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo, l’economia ha mostrato buona capacità di tenuta in un difficile contesto mondiale, sostenendo che, al momento, non c’è urgenza di interventi di carattere monetario.

Le turbolenze maggiori potrebbero riguardare le controversie commerciali e geopolitiche derivate dalle guerre ancora in corso. Dunque esiste il rischio di una frammentazione delle catene di forniture globali che potrebbe spingere in alto i prezzi, insieme agli stessi investimenti in difesa e infrastrutture chiamati a sostenere la crescita. Lagarde ha ricordato che il cambio, più volte evocato, non è un obiettivo della politica monetaria ma il suo andamento sarà monitorato per valutare gli effetti sull’inflazione.

Cos’è la frammentazione delle filiere globali?

La frammentazione – o “decoupling” – si riferisce alla rottura delle reti globali di produzione e approvvigionamento, causata da tensioni commerciali, dazi, sanzioni e divergenze geopolitiche. In un sistema dove il 70% del commercio internazionale attraversa catene di valore globali, ogni interruzione può provocare effetti a cascata sull’economia europea.

Quando proliferano barriere tariffarie o politiche di decoupling tra blocchi economici, le interruzioni nella produzione e nei flussi internazionali non si limitano a ridurre il volume degli scambi: generano rincari nei prezzi di importazione e costringono molte imprese a ristrutturare profondamente i fornitori e i mercati di sbocco

Rischi per la Bce

Questo fenomeno rappresenta per la Bce un fattore di rischio inflazionistico non secondario, poiché lo shock di offerta – ad esempio l’aumento dei costi per componenti importati – può riverberarsi immediatamente verso i consumatori finali. Nei suoi interventi pubblici del 2025, membri del consiglio direttivo come Isabel Schnabel e Philip Lane hanno sottolineato che la frammentazione delle filiere è strutturalmente nociva: non solo ostacola la crescita economica, ma alimenta mode di inflazione difficili da controllare, specialmente se sostenuti da pressioni fiscali o investimenti pubblici legati alla difesa e alle infrastrutture.

Diventa chiaro che la dinamica tra inflazione e ciclo produttivo è diventata più instabile: le tradizionali previsioni basate sulla Phillips curve appaiono meno affidabili, spingendo la Bce a mantenere una politica monetaria prudente e ancorata su dati concreti piuttosto che su traiettorie predeterminate. Nel report macroeconomico del giugno 2025, gli esperti della Bce stimano che, a parità di condizioni, una frammentazione più intensa delle filiere potrebbe infatti ridurre crescita e produttività e generare pressioni inflazionistiche persistenti. Il rafforzamento dell’euro e la discesa dei prezzi energetici attenuano però in parte le pressioni esterne, almeno nel breve termine.

Approccio meeting-by-meeting

Tale scenario rende ancora più cruciale il ruolo della Bce nel mantenere una rotta coerente: con l’inflazione headline vicina al target e una dinamica salariale moderata, i rischi sono bilanciati tra il rallentamento dovuto a dazi e fragilità globali e il potenziale rialzo dei prezzi provocato dall’insicurezza delle supply chain.

La Bce ha quindi adottato un approccio “meeting-by-meeting”, senza impegni futuri fissi, monitorando costantemente i dati su inflazione, crescita, salari e condizioni finanziarie. Pur mantenendo il tasso sui depositi al 2 %, il consiglio direttivo ha chiarito che l’evoluzione delle dispute commerciali — e la relativa frammentazione delle filiere — sarà decisiva nell’orientamento della politica monetaria futura
Reuters

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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