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A cura di Daniele Biacchessi
Cecilia Sala è tornata in Italia. E’ la notizia che tutti attendevano dopo il suo ingiustificato arresto lo scorso dicembre al termine del viaggio della giornalista in Iran. Ma cosa ha accelerato la sua liberazione? Il lavoro diplomatico è stato gestito direttamente da Palazzo Chigi e dal vertice dell’Aise, il servizio segreto interno, in particolare dal direttore Giovanni Caravelli. E’ stato lui che ha sfruttato i contrasti interni al governo iraniano di Masoud Pezeshkian, impegnato a risolvere una profonda crisi economica. Ed è stato proprio su questo canale che si sono concentrate le azioni diplomatiche che hanno portato alla liberazione di Cecilia Sala.
Fino a pochi giorni fa, la strada maestra era quella della scarcerazione di Mohammad Abedini Najafabadi, detenuto nel carcere di Opera. Gli uffici del ministero di Grazia e Giustizia avevano accertato l’impossibilità di mandare l’iraniano agli arresti domiciliari. Al contempo avevano individuato alcuni casi precedenti per la scarcerazione diretta: l’ingegnere informatico Hervè Falciani, venne arrestato a Malpensa e rilasciato su richiesta del ministero; il regista ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, era stato fermato a Napoli su richiesta russa e poi liberato su ordine del governo. L’opzione più probabile non era uno scambio diretto Italia-Iran, ma la disponibilità del ministro Carlo Nordio a firmare l’inestradabilità di Mohammad Abedini Najafabadi sulla base dell’articolo 718 del codice penale. E’ scattata invece una sorta di triangolazione di interessi tra Stati Uniti, Iran e Italia. Ora Cecilia è libera e il ministero di Grazia e Giustizia potrà valutare con più calma la possibile scarcerazione di Abedini. I prossimi giorni ci diranno qual’è stata la reale pietra di scambio della liberazione della giornalista. Di certo, lunedì prossimo gli iraniani incontreranno a Ginevra i rappresentanti di Germania, Regno Unito e Francia, per discutere di nucleare. L’obiettivo è la ripresa dei negoziati con l’Ue e l’America, ma per portare il confronto sul piano della diplomazia Teheran ha bisogno di alleati in Europa, di Paesi storicamente non ostili come l’Italia.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
9 Gennaio 2025
Scritto da: Redazione
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