Il Corsivo

La missione della Flotilla tra sfida e mediazione

today29 Settembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

La Global Samud Flotilla avanza verso Gaza tra minacce israeliane, tensioni diplomatiche e il rischio di nuove escalation in acque internazionali.

La missione della Global Samud Flotilla prosegue il suo viaggio verso Gaza. I rischi sono molti: i volontari, gli attivisti, i parlamentari a bordo delle imbarcazioni sono consapevoli che Israele potrebbe attaccarli, ma restano determinati a consegnare gli aiuti alla popolazione palestinese massacrata dai bombardamenti e dalla fame.

I report dei nostri servizi segreti dicono che sono possibili nuovi attacchi dei droni israeliani. L’offensiva potrebbe avvenire nelle prossime ore, in acque internazionali, e stavolta potrebbero non essere flash bang, ordigni assordanti, come una settimana fa.

Una missione politica o umanitaria?

Siamo nel campo della speculazione politica, perché la premier Giorgia Meloni è convinta che lo scopo della Flotilla sia essenzialmente politico, cioè mettere in difficoltà il Governo, senza comprendere il valore umanitario e di solidarietà che ogni barca della Flotilla porta con sé. Le soluzioni messe in campo finora dall’esecutivo non assicurano una consegna certa degli aiuti.

Israele ha proposto all’Italia di far approdare le navi nel porto di Ashdod, il più vicino a Gaza, trenta minuti di auto dai valichi Nord. Da qui gli aiuti verrebbero fatti sbarcare e raggiungerebbero poi la Striscia con la mediazione del Patriarcato latino di Gerusalemme, ma nessuno garantisce fino in fondo l’approdo finale. Nemmeno il prezioso appello del Capo dello Stato Sergio Mattarella ferma le continue minacce di Israele: se la flottiglia avanza, manda a dire Tel Aviv, la reazione ci sarà, a tutela dell’operazione in corso nella Striscia.

Il nodo delle sanzioni

Mercoledì il tema di Gaza sarà affrontato al consiglio europeo informale di Copenhagen. E’ probabile che si discuterà pure della flottiglia, anche se il nodo vero sono le sanzioni a Israele. Nessun accordo è stato raggiunto tra i 27. L’Italia accoglie solo parzialmente la proposta della Commissione Ue: sì alle sanzioni a coloni e ministri, da valutare il taglio all’export, anche se sia Roma che Berlino si sono dette per la prima volta possibiliste.

L’equilibrio legale sull’alto mare: quale protezione per la Flotilla?

Un nodo importante riguarda il diritto marittimo internazionale e quanto esso possa o non possa fungere da freno alle azioni militari contro imbarcazioni civili come quelle della Global Sumud Flotilla. In quale misura le leggi internazionali proteggono realmente volontari, attivisti e parlamentari in acque internazionali, e quali limiti legali viene a incontrare un’operazione come questa?

La Flotilla è composta da oltre 50 imbarcazioni provenienti da almeno 44 paesi, con partecipanti che vanno da attivisti a professionisti (medici, giuristi, artisti) alla ricerca di un “corridoio umanitario” per Gaza. Le protezioni normative sotto cui potrebbe rientrare questa missione toccano vari strumenti: la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), che stabilisce che in acque internazionali vige la giurisdizione dello stato di bandiera della nave.

Inoltre, esistono principi del diritto umanitario internazionale — come quelli contenuti nelle Convenzioni di Ginevra — che impongono l’“assistenza umanitaria” nei confronti di civili che si trovano in condizioni di grave bisogno; è previsto che la popolazione civile debba essere “facilitata” nell’accesso agli aiuti da parte dello Stato che esercita controllo o da altri soggetti internazionali imparziali.

Le leggi non sono mai rigide

Zone grigie legali e interpretative consentono margini di intervento che in passato hanno portato ad incidenti (intercettazioni, attacchi). Un caso recente, citato da fonti giornalistiche, riguarda la “Madleen” — imbarcazione della Flotilla con Greta Thunberg a bordo — che è stata intercettata in alto mare da forze israeliane. Israele ha sostenuto che il blocco navale legittima tali azioni; i critici, invece, pongono l’accento sul fatto che l’intercettazione in acque internazionali di una nave civile che trasporta esclusivamente aiuti umanitari possa violare norme internazionali, specie se non vi è prova di uso militare o di minaccia concreta.

Per la Flotilla la strategia legale serve a costruire una forma di “scudo normativo”, da usare sia nei confronti dell’opinione pubblica sia nei tribunali internazionali, nel caso di conflitti o denunce. Questo rende cruciale la trasparenza: registrazione delle imbarcazioni, dichiarazioni del contenuto dell’aiuto, prove fotografiche e video, testimonianze neutrali su dove è avvenuto un attacco o se un drone è entrato in spazio aereo internazionale, elementi che possono determinare se un’azione militare sia considerata legittima o un illecito.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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