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A cura di Daniele Biacchessi
Nino Benvenuti non c’è più, è morto a 87 anni: con lui e i trionfi del pugilato italiano , se ne vanno anche i ricordi di un paese innocente e sognatore, protagonista di una rinascita economica senza precedenti. Negli anni Sessanta, le immagini in bianco e nero dei match vinti da Benvenuti uscivano dal piccolo schermo attraverso i primi apparecchi televisivi, posti in bar e negozi. Il televisore era uno dei simboli del miracolo all’italiana dove tutto è possibile, persino raggiungere il settimo posto tra i Paesi più industrializzati. Crescono i settori tessile, siderurgico, meccanico, chimico, edilizio. Vengono scoperte nuove forme di energia. L’Italia sceglie la ricostruzione a tre punte (automobile, gomme e benzina), e la affida a Vittorio Valletta, alla famiglia Pirelli e a Enrico Mattei. Tutti assumono, tutti comprano, tutti consumano. La televisione, la macchina, la casa in affitto saldata con il mutuo, le vacanze al mare e in montagna, agli italiani pare di essere ricchi. E in mezzo a questa euforia sale la popolarità di Nino Benvenuti.
La carriera di Nino Benvenuti si snoda lungo l’arco di dieci anni. Oro olimpico ai Giochi di Roma 1960, poi campione mondiale dei pesi superwelter e dei medi tra il 1967 e il 1970, quando perde in un match storico contro l’argentino Carlos Monzon. Negli anni precedenti la grande rivalità con Emile Griffith che lo rende celebre in tutto il mondo. La notte del 17 aprile 1967, almeno 18 milioni di italiani restano svegli, lo vedono battere l’americano Emile Griffith negli attimi in cui diventa campione del Mondo dei pesi Medi. Contro Griffith e Monzon, Benvenuti combatte 5 match entrati nella storia della boxe mondiale. Il ko al terzo round, l’8 maggio 1971 a Montecarlo contro Monzon, è stato l’ultimo incontro da professionista di Benvenuti.
Credits Foto: IPA Agency
21 Maggio 2025
Scritto da: Redazione
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