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A cura di Ferruccio Bovio
Francamente, ci sembra poco credibile che la decisione presa da Joe Biden, in merito alla fornitura ed all’utilizzo di missili a lungo raggio da parte degli Ucraini, non sia stata concordata durante l’incontro – durato ben due ore – che il presidente uscente ha avuto con il neo eletto Donald Trump. D’altra parte, vi pare possibile che i due acerrimi avversari di sempre, posti finalmente uno di fronte all’altro, siano rimasti per 120 minuti a guardarsi in faccia o a parlare dei loro nipotini? Noi siamo più propensi ad ipotizzare che qualcosa, sul conflitto in corso nel Vecchio Continente, debbano, invece, essersela detta…È senz’altro vero che non saranno gli Atacms americani o gli Storm Shadow britannici a decidere le sorti della guerra, tuttavia permetteranno comunque, ai soldati di Zelensky, di creare non pochi problemi all’avanzata russa, colpendola alla fonte, attraverso una più precisa distruzione dei suoi arsenali e della sua industria bellica.
Il tutto, andando a favorire, in vista del fatidico prossimo 20 gennaio, la definizione di uno scenario in cui Donald Trump potrà, eventualmente, iniziare il suo negoziato con Putin da una posizione resa più vantaggiosa dallo stallo di un’offensiva russa costretta a rivedere i suoi – forse un po’ troppo ottimistici – sogni di gloria. In altre parole, a Washington, tra i due schieramenti che non si sono certamente scambiati amorosi sensi in campagna elettorale, potrebbe essere maturata una soluzione di compromesso che consentirebbe, da un lato, a Biden di non passare alla storia come l’uomo che ha sacrificato l’Ucraina e, dall’altro, al suo successore di iniziare, nel migliore dei modi, il suo mandato, facendo tacere, dopo quasi tre anni, le armi nel cuore dell’Europa, senza però darla troppo vinta a quel Putin che, adesso, immaginiamo tormentato da dubbi amletici sul come gestire questa alzata di toni – probabilmente inattesa – da parte americana (e di riflesso franco – britannica).
Formalmente, la prima reazione del Cremlino è stata quella di pubblicare una nuova dottrina nucleare nazionale – per altro già illustrata e preannunciata dallo stesso Putin a settembre – che, di fatto, rimette in discussione il principio classico della deterrenza reciproca tra potenze nucleari, lasciando, quindi, campo libero al diritto di Mosca di utilizzare armi atomiche persino in presenza di attacchi tipicamente convenzionali, qualora questi siano giudicati come una “minaccia per la sua sovranità”. Ora è implicitamente chiaro che – con le nuove forniture missilistiche che hanno concesso in questi giorni all’Ucraina – Stati Uniti, Francia e Regno Unito stanno mostrando di non prendere troppo sul serio le minacce di Putin e di non avere poi nemmeno troppo timore nell’andare a “vedere” il suo bluff. Ecco, dunque, perché immaginiamo, in queste ore, l’uomo del Cremlino tormentarsi tra “l’Essere” che gli imporrebbe di dimostrare che sta facendo sul serio quando parla di potenziali conseguenze catastrofiche e il “non essere” che gli suggerisce, invece, di non scherzare col fuoco, visto che, con ogni probabilità, neanche un individuo disinvolto come Trump se la sentirebbe poi di negoziare con un “apprendista stregone” dell’energia atomica…
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
22 Novembre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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