Il Corsivo

Putin: nessun dialogo con i leader europei, porcellini accodati a Biden

today18 Dicembre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Guerra senza spiragli e sanzioni nel caos: negoziati bloccati, Europa divisa sugli asset russi e Putin alza il muro contro Bruxelles.

A meno di un miracolo di geopolitica, il prossimo Natale sarà ancora sotto l’insegna della guerra tra Russia e Ucraina. Fino ad oggi ogni tentativo più o meno sincero di giungere ad un accordo di pace è risultato vano. Le posizioni tra Putin e Zelensky restano identiche da tempo e le varie mediazioni di Trump, Witkoff e Kushner, i leader europei, gli ucraini e i russi si trovano oggi in un vicolo cieco.

Nessuno ha compiuto un impercettibile passo indietro: Kiev non intende cedere territori che considera suoi, Mosca pretende l’intero Donbass. L’Ucraina conferma di non voler aderire alla Nato, la Russia non si fida e chiede una legge per impedire agli ucraini e agli europei qualsiasi ripensamento. Ora Putin non intende dialogare con i leader europei che definisce porcellini accodati a Biden.

Europa divisa sugli asset russi

Non c’è una visione comune sul tema centrale degli asset russi, il congelamento e la loro destinazione. Alcuni esempi. La risoluzione di maggioranza approvata dalla Camera italiana, chiede di “agire nei confronti della Federazione Russa – anche sul piano sanzionatorio, senza prescindere dal coordinamento con gli altri Stati membri del G7 e alla luce di solide basi giuridiche e finanziarie”. Secondo il cancelliere tedesco Friedrich Merz, bisogna aumentare la pressione sulla Russia sugli asset.

La presidente della Bce Christine Lagarde sostiene che, se si usa la procedura di emergenza (articolo 122) per immobilizzare gli asset russi, allora sarebbe possibile procedere nello stesso modo anche nell’emissione del debito comune. Gli Stati Uniti stanno preparando un nuovo ciclo di sanzioni contro il settore energetico russo”, nel tentativo di esercitare maggiore pressione sul Cremlino affinché si impegni nel processo di pace in Ucraina. Grande confusione sotto il cielo, la situazione è dunque eccellente, per molti, tra cui Putin.

Ruolo di mediatori internazionali

Sebbene Putin rifiuti il dialogo con i leader europei e Zelensky abbia le sue condizioni di fondo, c’è un quadro più ampio di tentativi diplomatici internazionali che merita un approfondimento. Fin dall’inizio della guerra nel febbraio 2022, vari attori internazionali e formati diplomatici hanno cercato di creare canali di dialogo tra Mosca e Kiev, spesso con risultati molto limitati o simbolici. Uno dei primi tentativi significativi fu il Normandy Format, un tavolo di negoziazione che includeva Francia, Germania, Russia e Ucraina già prima dell’invasione su larga scala e che mediò gli accordi di Minsk nel 2014–2015 per cercare di fermare il conflitto nel Donbas.

Ma, quando la Russia ha invaso tutta l’Ucraina nel 2022, questi accordi sono stati dichiarati “non più esistenti” da Mosca, e il Normandy Format ha perso efficacia come meccanismo di pace formale. Parallelamente, esisteva la Trilateral Contact Group, un gruppo composto da Ucraina, Russia e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che già prima del 2022 aveva lavorato su ceasefire e questioni umanitarie nel Donbas. Tuttavia, con il conflitto su scala più ampia, anche questo gruppo ha cessato di funzionare come canale efficace per un accordo politico duraturo.

Negli anni successivi all’invasione del 2022 si sono susseguite diverse iniziative di mediazione internazionale: la Turchia ha ospitato colloqui tecnici e ha cercato di mettere in piedi un formato di negoziazione, spesso con l’obiettivo di facilitare scambi di prigionieri e aperture umanitarie. Ma negli ultimi mesi il ruolo di Ankara è stato ridimensionato dall’aumentato coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel processi negoziali, trasformando la Turchia più in un supporto logistico che in un mediatore centrale.

Un altro elemento chiave è l’assenza di una piattaforma di negoziazione veramente inclusiva: molti dei formati di dialogo finora non sono riusciti a includere attori con leva reale su entrambe le parti, o non hanno avuto strumenti vincolanti per garantire che gli accordi raggiunti venissero rispettati. Studi sulla mediazione suggeriscono che, senza attori in grado di far rispettare gli impegni o di offrire sicurezze ripetute su più livelli (bilaterale, multilaterale, economico), le trattative rischiano di rimanere su punti di principio senza tradursi in pace reale.

Un altro aspetto spesso trascurato è il ruolo delle organizzazioni internazionali e degli attori “terzi” come la Cina o paesi del Sud globale. Sebbene Pechino abbia mantenuto una posizione ufficiale di neutralità, essa è diventata un partner commerciale critico per Mosca, alimentando indirettamente la macchina bellica attraverso scambi di beni e tecnologie. Altri stati, come Kazakhstan o paesi del Medio Oriente, sono stati citati come possibili facilitatori di dialoghi alternativi, ma finora nessuno è riuscito a creare un processo di pace credibile che vada oltre l’assistenza umanitaria o i singoli scambi di prigionieri.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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