Il Corsivo

Salvini vede Orban che vuole un patto anti Kiev

today29 Ottobre 2025

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Scritto da Daniele Biacchessi

Salvini si allinea a Orban su migranti e green deal, mentre Budapest spinge per un asse anti-Kiev con Slovacchia e Repubblica Ceca. Le posizioni del premier ungherese sull’Ue mettono in imbarazzo la maggioranza e dividono il Governo Meloni.

Il segretario della Lega Matteo Salvini e il presidente Viktor Orban si incontrano per un’ora al Ministero dei Trasporti, a poche ore dalla visita del premier ungherese a Palazzo Chigi, dove ha ribadito la sua posizione anti europeista. I due leader trovano sintonia sul superamento del green deal, sulla critica alle politiche dell’Unione europea, sul contrasto all’immigrazione clandestina.

Budapest sta lavorando a un asse anti-Ucraina con Bratislava e Praga, dopo che in Repubblica Ceca il nazionalista Andrej Babis ha vinto le elezioni. Orban ha fatto riferimento all’asse con lo slovacco Robert Fico e il premier in pectore ceco. “Nell’Europa centrale, il fronte pacifista sta crescendo. Con l’aggravarsi delle difficoltà economiche in Europa, sempre più nazioni si renderanno conto che la pace è l’unica strada”, ha detto Orban.

Governo diviso sul ruolo dell’Europa

Budapest critica il quotidiano la Repubblica per l’intervista a Orban e parla di manipolazione politica. La direzione del quotidiano conferma l’esistenza di video dove Orban critica pesantemente l’Unione Europea. Testuali parole: “Purtroppo l’Europa non ha nessun ruolo, quindi è ovvio che il futuro della sicurezza europea e il futuro delle relazioni tra Russia e Ucraina saranno gestiti dai russi e dagli americani”.

La posizione di Orban sull’Unione Europea divide i partiti della maggioranza che sostengono il Governo Meloni. Salvini della Lega stringe un nuovo patto con il leader ungherese, mentre Tajani di Forza Italia ne prende le dovute distanze. La premier Meloni non rilascia dichiarazioni pubbliche. Sulla politica estera decidono la premier e il ministro degli esteri con buona pace del ministro dei Trasporti.

La transizione ecologica nell’Europa centrale

Importante è la questione della transizione ecologica e delle misure ambientali nella cosiddetta Europa centrale. Ad esempio, nei paesi del gruppo Visegrád (tra cui Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia) scientifici ed economisti segnalano che la “green economy” rappresenta una sfida ma anche una potenziale opportunità di sviluppo. Uno studio rileva infatti che queste economie meno mature rispetto ai paesi dell’Europa occidentale sono più indietro nella ristrutturazione verso modelli a basse emissioni, ma che ciò apre spazio per investimenti in tecnologie pulite, efficienza energetica e infrastrutture moderne.

Le sfide energetiche e le nuove opportunità

In particolare, la riduzione dell’uso del carbone, l’ammodernamento delle reti energetiche e lo sviluppo di mobilità elettrica o “green” risultano aspetti rilevanti: un documento segnala che per paesi della regione la sfida è quella di implementare mix energetici diversificati, data la minore disponibilità di risorse rinnovabili rispetto ai paesi del sud Europa o ai grandi produttori.

I fondi europei per la modernizzazione verde

Inoltre, all’interno dell’Unione Europea, strumenti finanziari come il “Modernisation Fund” hanno erogato ingenti risorse – miliardi di euro – agli stati dell’Europa centrale e orientale per sostenere progetti di modernizzazione energetica, riduzione delle emissioni e incremento dell’efficienza nei settori dell’industria, dei trasporti e dell’agricoltura.

Un contesto economico oltre la politica

Questo contesto tecnico-economico fa da sfondo al dibattito politico e diplomatico: al di là delle divisioni ideologiche, vi è uno scenario pratico in cui infrastrutture, tecnologia, clima e industria sono interconnessi. In altre parole, quando si parla di “superamento del green deal” o di critica alle politiche ambientali europee — come accade nel testo da lei citato — è utile ricordare che dietro le parole ci sono numeri, progetti, trasformazioni economiche concrete.

Le conseguenze pratiche delle scelte ambientali

Un cambio di direzione, una rallentamento o una modifica di quelle politiche hanno implicazioni dirette su investimenti, posti di lavoro, costi energetici, competitività industriale e opportunità per i giovani in quelle regioni.

Scritto da: Daniele Biacchessi


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