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A cura di Ferruccio Bovio
È stata, dunque, finalmente approvata in Senato la cosiddetta “Legge Brambilla” – dal nome della parlamentare presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente – che stabilisce un concreto inasprimento delle pene per chiunque compia reati contro gli animali: siano essi maltrattamenti, uccisioni, sevizie, abbandoni, combattimenti o traffico di cucciolate.
A favore della nuova normativa si sono espressi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, mentre gli altri partiti si sono astenuti oppure hanno votato contro. Peccato, perché ci sarebbe piaciuto che, almeno in presenza di un tema che in un Paese normale non dovrebbe per nulla risultare divisivo, si sia persa, invece, una validissima occasione per superare certe forme di puerile settarismo.
Non entriamo nei dettagli per quanto concerne l’entità delle pene previste, ma ci limitiamo a segnalare che, per i casi più gravi, potranno arrivare fino ad una condanna a quattro anni di reclusione e ad una multa di 6omila euro.
L’elemento giuridicamente più qualificante della Riforma Brambilla risiede nel fatto che, per la prima volta nell’ordinamento penale italiano, l’animale viene ufficialmente riconosciuto
come soggetto titolare del diritto di protezione diretta.
Fino ad oggi, infatti, tutti i reati del codice penale riguardanti gli animali avevano sempre avuto, come finalità specifica, quella di tutelare il sentimento umano nei confronti degli animali. In altre parole, si riteneva che meritevole di tutela fosse, essenzialmente, il turbamento causato alla sensibilità umana da un atto particolarmente efferato nei confronti di un animale. Ora è chiaro che cambia, invece, decisamente la prospettiva.
Inoltre, la tutela non viene estesa non solo a cani, gatti o altri animali domestici che, di solito, rientrano nella categoria del “possesso di affetto”, ma viene riferita, in maniera molto più ampia, agli animali in generale . E qui ci dobbiamo aspettare che nascano non poche questioni di natura interpretativa, dal momento che il legislatore parla, appunto, indistintamente di animali e la cosa, volendo fare un po’ di sofismo, potrebbe indurre qualcuno a comprendere anche alcuni esseri animati pericolosi o, comunque, molesti. Diventa, pertanto, crudeltà anche l’uso di un insetticida per eliminare le zanzare in una notte insonne di luglio? Per ora, stando almeno al nuovo testo di legge, sappiamo che la rilevanza penale di una determinata condotta è esclusa soltanto quando si è in presenza di un’esigenza umana meritevole di tutela, come l’igiene, la salute o il pericolo per l’incolumità. Tutti concetti, questi, molto elastici (e, di conseguenza, potenzialmente molto vaghi), che speriamo non conducano a vanificare tutti gli sforzi della Brambilla: ed a questo proposito, ci viene, ad esempio, in mente il caso della Corte Costituzionale spagnola, la quale – in merito alla corrida – ha sancito il prevalere delle “tradizioni culturali” sui diritti degli animali.
Un nostro particolare encomio va, quindi, senz’altro alla perseveranza con la quale Michela Brambilla ha sostenuto, per tanti anni, questa sua battaglia di progresso e d civiltà: adesso però, speriamo che inizi ad indirizzare la sua attenzione anche su alcune altre attività formalmente lecite (come allevamenti, trasporti, circhi o giardini zoologici), dietro alle quali, tuttavia, sovente si nascondono abusi e violenze che necessitano assolutamente di una rinnovata e rigorosa disciplina normativa.
Credits Foto: Flickr (CC BY-NC 2.0)
01 Giugno 2025
Scritto da: Giornale Radio
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