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A cura di Ferruccio Bovio
Dalla fine del regime della famiglia Assad la Russia esce notevolmente ridimensionata nelle sue ambizioni imperiali. Dal 2011 aveva puntato – inizialmente riuscendoci – ad affermare un proprio potere in Medio Oriente, investendo proprio in quella satrapia alawita che, già ai tempi dell’Unione Sovietica, si caratterizzava come il più affidabile baluardo moscovita in quella tormentata area del Pianeta. Con il pesantissimo e decisivo intervento a sostegno del traballante governo di Damasco, Vladimir Putin aveva dato a tutti l’impressione di aver riportato il suo Paese in una posizione di forza anche nello scacchiere mediorientale. Poi però, probabilmente abbagliato dai suoi sogni di grandezza, l’uomo del Cremlino ha finito per fare il cosiddetto “passo più lungo della gamba”, invadendo l’Ucraina , rivelatasi però, fin da subito, un boccone ben più indigesto di quanto l’ex colonnello del KGB avesse mai immaginato.
Sono ormai quasi tre anni che sacrifica la vita di migliaia e migliaia di suoi soldati senza nulla ottenere di concreto, ma collezionando, anzi, una penosa serie di brutte figure che ne hanno ridimensionato clamorosamente il prestigio, l’autorevolezza e la credibilità a livello internazionale. E se si è ridotto persino a chiedere truppe ai nord coreani, figuriamoci se, in queste ore, avrebbe avuto ancora uomini in armi da mandare per puntellare il sistema del suo sodale siriano…L’impressione che abbiamo è quella che sia giunto, per Putin, il momento di darsi una bella regolata e di cominciare a rifarsi attentamente i conti in tasca. Conti che, tra l’altro, vanno fatti anche con un rublo che, da quello sciagurato febbraio del 2022, si è svalutato del 25% sul dollaro e che oggi comincia a non essere più accettato come moneta di pagamento neanche dalla Cina e dall’India…
L’unica carta che gli resta in mano è quella dell’arsenale atomico, anche se – a meno che non siano completamente folli – anche a Mosca sanno molto bene che un conto e minacciare di usarlo ed un altro è farlo realmente, andando incontro ad un suicidio globale, dal quale la Russia raccoglierebbe soltanto le macerie delle proprie città.
E adesso, tra l’altro, entrerà in scena un nuovo interlocutore abituato pragmaticamente a trattare qualsiasi questione – come faceva quando conduceva la trasmissione televisiva “The Apprentice” – prevalentemente sulla base dei profitti e delle perdite. Ai concorrenti che si sottoponevano al suo giudizio imprenditoriale, Donald Trump era spesso costretto a dire “mi dispiace, ma hai fallito”. E proprio riferendosi allo stato di salute del regime putiniano, recentemente il prossimo inquilino della Casa Bianca ha osservato che “Putin deve fermare la guerra perché ha perso” e perché “quando si perdono 700mila persone, è il momento della pace.”
Chissà se, alla fine della favola, Trump si confermerà davvero – come sperato da Putin – un avversario più malleabile di Biden, oppure il piccolo Zar avrà la sgradevolissima sorpresa di sentirsi dire qualcosa del tipo “hai preso solo una piccola fetta di Ucraina e in Siria non conti più niente. Stando così le cose, non penserai mica di essere tu a dettare le condizioni che ti farebbero comodo…”.
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
15 Dicembre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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