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A cura di Ferruccio Bovio
Il piano da cento miliardi di dollari che il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha presentato ai ministri degli Esteri dei Paesi che costituiscono l’Alleanza Atlantica, comporta un salto di qualità nell’impegno che la NATO stessa aveva, inizialmente, assunto in merito agli aiuti da fornire all’Ucraina. Fino ad oggi, infatti, l’Organizzazione guidata da Stoltemberg non ha mai svolto una funzione diretta nel sostenere Zelensky militarmente, visto che le armi, le munizioni e i supporti di intelligence sono sempre stati messi a disposizione di Kiev dai singoli Stati membri e mai in maniera esplicita dall’Alleanza che, tra l’altro, proprio quest’anno, celebra il suo 75° anniversario dalla fondazione. Questo, essenzialmente per evitare di offrire al Cremlino un assist degno di Gianni Rivera, nell’avvalorare le sue frequenti e pericolosissime accuse di cobelligeranza.
Il fatto, invece, di dare vita adesso – come suggerisce il segretario norvegese – ad una nuova struttura che finanzi la causa ucraina (sostituendosi, quindi, ai vari Paesi alleati nel coordinare la distribuzione del materiale bellico), rappresenta, senza dubbio, un qualcosa di molto più audace rispetto ai limiti finora auto imposti e rigorosamente osservati nel delicatissimo conflitto russo – ucraino. In sostanza, il piano Stoltenberg sembra essere il frutto di una accresciuta preoccupazione che induce la NATO a prendere, in tempi rapidi, delle inedite contromisure: se possibile, prima che, malauguratamente, Trump possa rioccupare il posto di Biden alla Casa Bianca e, soprattutto, prima che la situazione sul campo di battaglia – al momento già piuttosto critica – si faccia del tutto compromessa.
Tuttavia, cento miliardi di euro di aiuti da suddividersi per i prossimi cinque anni, non è affatto detto che si possano trovare facilmente: specialmente in un’Alleanza in cui – oltre tutto – dei 32 Paesi membri, soltanto Grecia, Gran Bretagna e Stati Uniti rispettano abitualmente quella soglia di investimento minimo in spese militari, che, già dieci anni fa, Barack Obama aveva fissato nella misura del 2% del PIL. E nemmeno sarà agevole raggiungere l’unanimità dei consensi richiesta per concretizzare questa rivoluzionaria svolta operativa che, infatti, prima ancora di essere stata messa in cantiere, ha già riscontrato la sia pur prevedibilissima perplessità ungherese…Ed anche il nostro ministro, Antonio Tajani, con tutta la sua consueta prudenza, ci tiene a sottolineare che la proposta avanzata da Jens Stoltemberg è certamente interessante, ma “va esaminata tecnicamente e giuridicamente”: e, non a caso, aggiunge che l’Italia sarà sempre pronta a difendere, senza alcuna esitazione, il diritto internazionale, anche se un conto è battersi per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina ed un altro è “fare la guerra alla Russia”…
Credits Foto: Agenzia Fotogramma
07 Aprile 2024
Scritto da: Giornale Radio
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