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today24 Dicembre 2023
A cura di Ferruccio Bovio
Normalmente, un Paese importante come il nostro rispetta gli impegni firmati anche dai governi che abbiano preceduto quelli che sono al momento in carica. Non dobbiamo, quindi, fare un grosso sforzo di immaginazione per immedesimarci nell’imbarazzo che deve vivere, in queste ore, il ministro Giorgetti. Uomo notoriamente di poche parole e, comunque, restio ad apparire oltre lo stretto necessario, il leghista che piaceva tanto a Mario Draghi e che, di tutto l’esecutivo Meloni, era l’esponente più apertamente favorevole a chiudere, in modo positivo, la questione della la ratifica del MES, rischia ora di veder calare la sua credibilità in Europa, dal momento che deve, suo malgrado, accettare lo scomodo compito di rappresentare, in sede finanziaria, una nazione della cui affidabilità, d’ora in poi, a livello comunitario si comincerà a dubitare seriamente.
Chi ha avuto modo di avvicinare Giorgetti in questi frangenti non lo ha trovato certo di buon umore, ma lo descrive, invece, allarmato dall’idea che, prima o poi , Bruxelles ce la farà pagare…E in effetti, dopo il raggiunto accordo di mercoledì sul Patto di Stabilità, la scelta italiana di non ratificare il MES ha suscitato, ovunque, un notevolissimo stupore: al punto che il presidente dell’Eurogruppo – l’irlandese Pascal Donohoe – si è spinto fino a definire “deplorevole” il fatto che non sia ancora stato possibile realizzare – senza il sostegno dell’Italia – “una pietra miliare importante verso il completamento dell’Unione bancaria nell’Unione Europea”. Il nostro è rimasto, quindi, l’unico Paese della zona euro ad impedire la finalizzazione di una riforma sulla quale tutti gli Stati europei che aderiscono alla moneta unica si erano impegnati a confluire già dal 2021. E’, pertanto, più che comprensibile il fastidio con cui la presa di posizione di Roma è stata accolta nelle altre capitali europee…In fondo, quella del nostro Parlamento è una decisione che, più che andare a riflettersi sulla politica economica di casa nostra, va, invece, ad incidere proprio su quelle di altri Paesi che magari vorrebbero anche usufruire dei fondi del MES, ma non possono farlo perché condizionati dal poco ragionevole blocco imposto dal Bel Paese. In altre parole, l’Italia appare oggi come un cliente che, entrando in un ristorante, dichiara non solo di non gradire un certo piatto presente nel menu, ma, di fatto, impedisce pure che venga servito a tutti gli altri avventori del locale…
A questo punto, la ratifica potrà, comunque, essere riproposta tra sei mesi: e vale a dire, dopo le elezioni per l’Europarlamento. Tuttavia, non sarà facile per nessuno dei nostri politici giustificare una eventuale disponibilità a rivedere il proprio giudizio su quello stesso MES, che, da sempre, descrivono come una sorta di trappola concepita – poi da chissà chi – per limitare la sovranità politica ed economica dell’Italia, sottomettendola al vaglio degli organismi comunitari.
Francamente, stentiamo a comprendere le ragioni che hanno indotto Giorgia Meloni a deviare così clamorosamente da quella linea di avvicinamento alle istituzioni europee che, da quando ha fatto il suo ingresso a Palazzo Chigi, le aveva – magari anche un po’ a sorpresa – consentito di stabilire ottimi rapporti con Ursula von der Leyen, di ottenere buoni risultati col Pnrr e di dialogare costruttivamente con almeno una parte del Partito Popolare Europeo. Si è trattato forse di una ripicca indispettita alla trattativa “tete – à – tete” con cui Francia e Germania hanno chiuso l’accordo definitivo sulla riforma del Patto di Stabilità, mettendo l’Italia dinanzi al fatto compiuto? Oppure, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, la Meloni non se la è sentita di lasciare alla Lega di Salvini la guida esclusiva delle rivendicazioni sovraniste? Certo è che se oggi la nostra premier volesse riproporre alla Von der Leyen una nuova gita a Tunisi per omaggiare il discusso presidente Kais Saied, ben difficilmente potrebbe contare su quella generosa disponibilità che le era stata concessa lo scorso giugno… Pertanto, l’impressione che abbiamo adesso è quella che, purtroppo, il giocattolo si stia rompendo sul serio.
Credits: Agenzia Fotogramma
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Scritto da: Giornale Radio
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