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today27 Aprile 2025
A cura di Ferruccio Bovio
Non c’è dubbio sul fatto che l’ottantesimo anniversario del 25 Aprile, che l’Italia ha celebrato venerdì scorso, sia andato a collocarsi in uno scenario internazionale profondamente modificato rispetto a quello sul quale le generazioni formatesi dopo la fine della Guerra si erano, da sempre, comodamente adagiate. Per la prima volta, infatti, il sodalizio politico e militare tra gli Stati Uniti e l’Europa conosce uno stato di crisi che ne sta minando – o, forse, ha già del tutto compromesso – la saldezza e l’unità di intenti storicamente impiegate a tutela dei valori liberali e democratici delle società occidentali. A voler essere onesti, il disimpegno dell’Amministrazione Trump dal teatro europeo – soprattutto se visto alla luce della crescente necessità, da parte di Washington, di concentrare risorse finanziarie e militari sullo scacchiere indo pacifico – può magari anche apparire come un’opzione quasi obbligata per una Casa Bianca che non intenda cedere il passo dinanzi ad un’avanzata cinese che ormai, a livello globale, ne minaccia seriamente sia il primato economico, che quello strategico. Sappiamo, ad esempio, che gli Americani contribuiscono alle spese della NATO superando, ogni anno, i 700 miliardi di dollari: e non a caso, anche presidenti certamente meno rozzi e brutali di Donald Trump – come Biden ed Obama – hanno spesso ricordato agli alleati europei l’esigenza di addivenire ad una più equa ripartizione degli sforzi finanziari tra i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica.
Tuttavia, per chi come noi si è formato nella consapevolezza del fatto che oggi, se non fossero esistiti gli Stati Uniti, da Parigi a Mosca si marcerebbe ancora al passo dell’oca, il trauma risulta essere tutt’altro che leggero…Ciò nonostante, poiché non sempre tutto il male viene per nuocere, può anche darsi che, alla fine, i toni ed i modi decisamente bruschi usati da Trump, servano almeno per dare una scossa provvidenziale ad un’Europa che, forse, solo oggi inizia finalmente a capire che, se vuole davvero avere un futuro all’altezza del suo passato, deve allora cominciare ad occuparsi sul serio della propria difesa. Visto e considerato che, oltre tutto, dalle parti del Cremlino, l’atavica propensione all’imperialismo mostra una sorta di continuità genetica che non conosce battute d’arresto, partendo da Pietro il Grande per arrivare fino ai giorni nostri, come la vicenda ucraina sta a testimoniare.
Pertanto, una difesa europea autonoma ed efficiente è quanto mai indispensabile proprio per difendere quei principi di libertà e democrazia che animarono la Resistenza al nazi-fascismo.
Purtroppo però, in merito a questo tipo di esigenze, nel nostro Paese – tra i distinguo ipocriti di chi si arrampica sugli specchi per cercare di eludere il problema in nome di una velleitaria politica comune militare europea e le svariate prese di posizione apertamente anti occidentali – si affermano spesso (ed in maniera davvero preoccupante), le istanze di coloro che, in pratica, non fanno altro che portare acqua al mulino di Putin. Ed a questo proposito, ci viene in mente l’atteggiamento contraddittorio assunto dalla presidenza dell’ANPI la quale, facendo finta di non sapere che la lotta partigiana al nazifascismo non fu condotta con le pistole ad acqua o con i mortaretti, ma con le armi fornite dagli anglo – americani, ha messo in discussione, fin dall’inizio, le ragioni della resistenza ucraina e si è ridotta persino a trovare giustificazioni storiche al neo-imperialismo russo.
Si tratta di una forma di pacifismo che, in Italia, trae origine da una tradizione comunista che, per oltre quarant’anni, ha costantemente sostenuto la causa della pace ad ogni costo, specialmente quando la cosa faceva comodo agli interessi dell’Unione Sovietica. Ed il voto di una larga parte del gruppo del PD al Parlamento Europeo contro il piano di difesa presentato dalla presidente Von der Leyen, altro non fa che testimoniare in che misura – al contrario di quanto avviene nelle altre famiglie del Socialismo europeo – questo retaggio di natura comunista sia ancora ben radicato nella Sinistra italiana.
27 Aprile 2025
Scritto da: Giornale Radio
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