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A cura di Ferruccio Bovio
Probabilmente, buona parte di coloro i quali si sono accapigliati, in questi giorni, sui concetti e sui principi che ispirarono, nel 1941, gli autori del “Manifesto per un’Europa libera”, in realtà il testo scritto da Ernesto Rossi e da Altiero Spinelli, durante il loro soggiorno coatto a Ventotene, non lo hanno neanche mai letto. Altrimenti, difficilmente si comprenderebbe tanto accanimento, da una parte e dall’altra, per glorificare o per denigrare un progetto politico che, avendo ormai varcato la soglia degli 84 anni, andrebbe invece – come si usa dire oggi – seriamente “contestualizzato”. Male ha fatto, a nostro avviso, Giorgia Meloni a cercare di demolirne la credibilità democratica, andando ad estrapolare – qua e là – alcune affermazioni che, comunque e per nostra fortuna, ben poco hanno inciso sull’approccio che, successivamente, sarebbe stato adottato dai padri costituenti quando si trovarono a dover varare la nostra carta costituzionale nell’immediato Dopo Guerra. Tuttavia, male hanno fatto anche alcuni esponenti della Sinistra a considerare le parole pronunciate dalla nostra premier in Parlamento alla stregua di una disgustosa profanazione compiuta nei confronti di un mito sacro e inviolabile, quasi si trattasse del “patrio suolo” o del “core de mamma”…No, signora Schlein, Giorgia Meloni non ha bestemmiato dinanzi all’altare maggiore della cattedrale di San Pietro…anche se va detto che certe stilettate ad un documento storico che, nel complesso, presenta pur sempre il merito di essere stato tra i primi a tracciare il profilo di uno stato unitario europeo, la nostra premier avrebbe potuto francamente risparmiarsele.
L’idea europeista – naturalmente per chi ci crede – è senz’altro quanto di buono e di attuale conserva ancora l’ottuagenario Manifesto che però, in non pochi dei suoi passaggi, denuncia pure tutta la sua appartenenza ad un tempo ormai davvero lontano, ricordando molto da vicino – per la sua impostazione rivoluzionaria – un altro Manifesto (ancora più famoso): e cioè, quello pubblicato, nel 1848, da Marx ed Engels.
Certo, l’approdo finale internazionalista di Rossi e Spinelli non è propriamente quello che prevale nella Sinistra continentale degli Anni 40, ancora così fideisticamente orientata verso quel Comintern che Stalin governa con spietato rigore. Ciò nonostante, chi ha avuto modo di leggere Lenin troverà che il metodo operativo al quale si rifanno gli anti fascisti confinati a Ventotene sembra ricalcare, senza troppa fantasia, proprio le linee di condotta tracciate, nei suoi scritti, dal massimo leader comunista di sempre.
Ci pare, quindi, che meglio sarebbe limitarsi oggi a condividere lo spirito e le finalità del Manifesto (come, appunto, lo Stato federale europeo), stendendo, tuttavia, un velo se non pietoso, almeno storico su un testo che, ad esempio, seguendo la moda del suo tempo, auspica beatamente l’azione di un partito rivoluzionario, che sia finalmente capace di imporre la sua volontà sulle masse, le quali, non essendo ancora in grado di distinguere i propri interessi, devono, pertanto, necessariamente assoggettarsi alle logiche di una élite illuminata che “attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non già dal consenso popolare – si, dice proprio così – ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna”. Ed a questo punto, viene pure spontaneo domandarsi a chi spetti, in definitiva, il compito di stabilire in che cosa poi consistano realmente queste “esigenze della società moderna”…non certo a qualche forma di consultazione democratica, dal momento che è già stato premesso che il “popolo è immaturo”: anzi, spiegano sempre gli Autori di Ventotene, si tratta di un’ipotesi da escludersi assolutamente poiché – citiamo testualmente – “la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”.
In conclusione, la settimana che ci siamo lasciati alle spalle ha vissuto momenti di alta conflittualità dialettica tra le nostre maggiori forze politiche che però a noi è parsa ingiustificata, perché oggettivamente fondata su aspirazioni e ragionamenti di ottant’anni fa…Pertanto, pur non volendo certamente negare la rilevanza culturale che può assumere un dibattito in chiave storica, riteniamo anche che chi crede davvero negli Stati Uniti d’Europa e nel metodo democratico, è meglio che incominci a farlo rinunciando a trarre la propria ispirazione da manifesti, proclami o bibbie che ci parlano da un passato divenuto ormai troppo remoto.
Fonte Foto: Wikipedia CC BY 3.0
23 Marzo 2025
Scritto da: Giornale Radio
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