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today23 Gennaio 2024
L’Apertura di Daniele Biacchessi
Il pallone lanciato dal suo piede sinistro poteva raggiungere la considerevole velocità di 120 chilometri l’ora. Questa impressionante potenza di tiro era la forza di Gigi Riva che ci ha lasciato a 79 anni. La sua morte si porta dietro un carico di ricordi, di emozioni, di memoria di un protagonista indiscusso del calcio italiano, un simbolo della Sardegna. Riva è considerato il più forte attaccante azzurro più forte del dopo guerra. Resta ancora lui il detentore del record di gol segnati in nazionale: 35 in 42 presenze, un incredibile media di 0,83 gol a partita. Riva è stato anche un simbolo di rigore umano, un personaggio trasversale, un uomo perbene e onesto, amato davvero dagli italiani, non solo dagli sportivi. Un vero hombre vertical, capace di rifiutare più volte le offerte dei grandi club – in particolare la Juventus – per non tradire la Sardegna che lo aveva accolto e adottato, ricoprendolo di quell’affetto che un’adolescenza difficile gli aveva negato: la scomparsa del padre Ugo, gli anni tristi in orfanotrofio, la perdita della mamma Edis che per portare a casa qualche soldo era andata a lavorare in una filanda. Gigi fu cresciuto dalla sorella maggiore Fausta, nata nel 1938 e scomparsa nel 2020. “Anni difficili, la povertà, i lutti e l’umiliazione degli orfanotrofi. Sono cose che ti segnano profondamente, che non puoi dimenticare”, raccontava Gigi Riva. L’oratorio, poi le giovanili nel Laveno e nel Legnano, dove debuttò in Serie C non ancora diciottenne nell’ottobre 1962, infine il trasferimento al Cagliari nell’estate 1963. Poi ci sono state tredici stagioni di calcio con la casacca del Cagliari, dal 1963 al 1976, per un totale di 378 presenze e 208 gol, vincendo per tre volte la classifica dei cannonieri. In Nazionale, 42 gare e 35 reti, con la conquista del titolo europeo 1968 e la finale mondiale persa nel 1970 contro il Brasile di Pelé. Un curriculum che avrebbe potuto essere migliore, se Riva non avesse dovuto fare i conti con due gravi infortuni. Il primo il 27 marzo 1967, quando nell’amichevole Italia- Portogallo riportò la frattura del perone della gamba sinistra in uno scontro con il portiere Lopes; il secondo il 31 ottobre 1970, in Austria-Italia, frattura del perone e della tibia della gamba destra. Riva si ritirò dopo un altro malanno grave, uno strappo muscolare riportato il 1° febbraio 1976 in Cagliari-Milan. Amava le canzoni di Fabrizio De André, le passeggiate notturne in auto, le sigarette e la sua Sardegna. L’Italia ha perso una figura epica del nostro sport: la scomparsa di Rombo di Tuono, come lo soprannominò Gianni Brera, fa piangere non solo la sua Sardegna.
23 Gennaio 2024
Scritto da: Giornale Radio
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