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Ursula von der Leyen presenta il bilancio dell’Ue: 2mila miliardi in sette anni, quintuplicati i fondi per la Difesa

today17 Luglio 2025

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Presentato il bilancio Ue 2028-2035 da 2mila miliardi: quintuplicati i fondi per la Difesa e forte impulso a innovazione, clima e competitività.

Presentato il primo piano per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2035. È una proposta da 2mila miliardi in sette anni, e la voce che si prende i titoli è una in particolare: quintuplicati i fondi per la Difesa. “Si tratta di un bilancio da 2mila miliardi di dollari per una nuova era e corrisponde all’ambizione dell’Europa, affronta le sfide europee e rafforza la nostra indipendenza. È più grande, più intelligente e più incisivo, in modo che possa offrire risultati per i nostri cittadini, le nostre imprese, i nostri partner e il nostro futuro” sostiene la presidente della Commissione europea.

Gli obiettivi del piano europeo

Uno dei punti centrali del bilancio europeo è il “Fondo per la competitività”: avrà una dotazione di 410 miliardi di euro perché la Commissione ritiene essenziale sostenere le tecnologie strategiche del domani. “Questo fondo raddoppierà Horizon Europe, già oggi un grande programma internazionale e il più conosciuto al mondo per scienza e ricerca. Aumenteremo gli investimenti nel digitale, per costruire un ecosistema sicuro e innovativo. Daremmo una spinta importante al clean tech, alla bioeconomia e alla decarbonizzazione, con risorse Ue moltiplicate per sei.

Ci sarà poi un obiettivo di spesa climatica e biodiversità del 35%, vale a dire circa 700 miliardi di euro destinati ai sei obiettivi ambientali dell’Ue”, ha spiegato von der Leyen, secondo cui ci sono elementi che permetteranno di rafforzare le catene di approvvigionamento Ue, potenziare l’innovazione e guidare la corsa globale alle tecnologie pulite e intelligenti. Secondo Ursula von der Leyen, il Fondo per la competitività “è la risposta all’appello di Mario Draghi ed Enrico Letta sulla necessità di una base industriale forte e di un mercato unico integrato”. In questo maxi blocco sono stati inseriti i 131 miliardi di euro per difesa e spazio, il raddoppiamento della voce di spesa relativa ai trasporti e per la mobilità militare.

Emissioni “invisibili”: piano di bilancio ue

Le forze armate non sono tenute a riportare le loro emissioni ufficialmente, creando un vero e proprio “military emissions gap”. Questa mancanza di trasparenza rende difficile valutare l’impatto reale delle attività militari sul pianeta e ostacola qualsiasi tentativo di includere il settore Difesa nei piani climatici globali. Secondo uno studio del Conflict & Environment Observatory (CEOBS), aumentare la spesa militare dell’1 % del PIL può generare un incremento delle emissioni tra lo 0,9 % e il 2,0 %.

Tradotto in numeri, in Europa un nuovo rearmament come il piano “Readiness 2030” (circa +2 % del PIL) comporterebbe fino a 194 milioni di tonnellate di CO₂e aggiuntive all’anno—una quantità paragonabile alle emissioni annuali di un grande Paese. Non si tratta solo di carburanti per i mezzi militari, ma anche della costruzione di basi, della logistica globale e della catena di approvvigionamento di materiali strategici, spesso provenienti da zone lontane e difficili da raggiungere.

Il costo climatico nascosto e il circolo vizioso

Queste emissioni hanno effetti a cascata sul clima: la produzione di carri armati, aerei e navi – con acciaio, alluminio e carburanti fossili – è ad altissima intensità carbonica. Inoltre, uno studio del 2025 rivela che ogni 1 % in più di spesa militare aggiunge circa 0,04 kg CO₂ per ogni $1 di PIL – contribuendo per il 27 % all’aumento dell’intensità delle emissioni globali tra il 1995 e il 2023. Gli esperti sottolineano che anche le esercitazioni e i test armamentistici generano un impatto climatico spesso ignorato nei bilanci.

Queste emissioni militari competono con la lotta al cambiamento climatico: fondi destinati alla Difesa spesso sottraggono risorse a programmi verdi, minando obiettivi cruciali come il 35 % del bilancio UE per clima e biodiversità. Inoltre, il dibattito pubblico raramente collega questi due aspetti, lasciando in ombra una parte significativa della sfida ambientale europea e creando un paradosso tra sicurezza e sostenibilità.

Scritto da: DANIELE BIACCHESSI


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