La versione di Toti

Termina intorno alle 19, l’interrogatorio – durato otto ore in una caserma genovese della Guardia di Finanza – del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, indagato per corruzione.

La Procura si è presentata all’incontro con una lista di ben 180 domande da porre al Governatore ligure, finito agli arresti domiciliari unitamente ad altri soggetti coinvolti nella medesima inchiesta come l’imprenditore terminalista Aldo Sinelli e l’ex presidente dell’autorità portuale di Genova, Paolo Emilio Signorini.

Toti è difeso dall’avvocato Stefano Savi e la sua deposizione era particolarmente attesa, anche in considerazione del fatto che da essa potrebbe dipendere il futuro politico e amministrativo della Regione, qualora egli decidesse spontaneamente di dimettersi o fosse, comunque, costretto dai fatti a procedere in tal senso. Per questo motivo, è certo che la sua difesa provvederà immediatamente a presentare al gip la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.

Sono svariati i temi sui quali Toti è chiamato a rispondere: il più rilevante è senz’altro quello che riguarda il rinnovo della concessione portuale del Terminal Rinfuse alla società di Aldo Sinelli: rinnovo che fu concesso nel dicembre del 2021.

Secondo la Procura di Genova, il Governatore avrebbe fatto pressioni e si sarebbe attivato – da un lato con Signorini e dall’altro con il rappresentate della Regione nel Comitato di gestione portuale (l’avvocato Andrea La Mattina) – per favorire la concessione a Spinelli, nonostante le forti perplessità dello stesso La Mattina e quelle dell’altro componente del board – il giornalista economico  Giorgio Carozzi – rappresentante del Comune.

In cambio degli aiuti forniti,  Toti avrebbe ricevuto da Spinelli finanziamenti al suo Comitato elettorale. Soldi che, secondo la difesa dello stesso Toti, sarebbero stati versati in maniera del tutto trasparente e tracciabile e che, pertanto, non sarebbero affatto il risultato di un’intesa corruttiva.

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