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Legge della cittadinanza. Lite tra gli alleati di Governo. I dati del ministero: 560 mila nuovi italiani in 5 anni

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A cura di Daniele Biacchessi

La proposta da Forza Italia sulla cittadinanza divide i partiti di Governo: se l’opposizione chiede infatti che la cittadinanza sia concessa dopo un percorso scolastico di cinque anni, la riforma proposta dal partito di centro destra, isolato all’interno della stessa maggioranza, pone come requisito un primo ciclo di istruzione completo. Tornata al centro del dibattito dopo le medaglie conquistate alle Olimpiadi di Parigi dagli atleti azzurri di seconda generazione, la legge sulla cittadinanza potrebbe, cambiare le sorti di quasi sei studenti con background migratorio su dieci. Dei giovani nati in Italia o arrivati prima del compimento dei dodici anni, i primi ad avvalersi dello Ius scholae dal primo anno di applicazione della legge sarebbero quelli che hanno già concluso la scuola primaria e la scuola media. In tutto 300mila nuovi cittadini in più in un solo anno.
I dati del ministero: 560 mila nuovi italiani in 5 anni 
Secondo i dati del ministero dell’Interno ci sono stati 560 mila nuovi italiani in 5 anni. Non è l’effetto delle misure messe in campo contro la crisi demografica, ma il numero di giovani con background migratorio che otterrebbe la cittadinanza se lo Ius scholae diventasse realtà. Nell’anno scolastico 2022-23 erano iscritti all’ultimo anno delle scuole medie 55 mila studenti di seconda generazione, uno ogni dieci alunni, la maggior parte dei quali concentrati nelle regioni settentrionali. Solo in Lombardia studiavano in 15mila, il 15 per cento della popolazione scolastica della regione, ma anche le scuole di Emilia Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte ne registravano più di 5mila l’una. Poche centinaia, invece, si trovavano tra i banchi di Basilicata, Calabria e Sardegna e appena 75 tra quelli del Molise. Tutti quanti diventerebbero di diritto cittadini italiani, insieme a quegli studenti di seconda generazione che sono già iscritti alle scuole superiori: 222 mila tra istituti statali e paritari. Anche in questo caso cinque su sei sono distribuiti tra le regioni del Nord e del Centro, con Emilia Romagna, Lombardia e Umbria ai primi posti, mentre Sud e Isole insieme non arrivano al dieci per cento del totale.

Credits Foto: Agenzia Fotogramma

23 Agosto 2024

 

Scritto da: Giornale Radio

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