“Sala ha violato le nostre leggi”, dice l’Iran che conferma il capo d’imputazione

A cura di Daniele Biacchessi

“Sala ha violato le nostre leggi”, dice l’Iran che conferma il capo d’imputazione

Alla fine l’Iran conferma il capo d’imputazione dell’arresto di Cecilia Sala. Era entrata in Iran con un visto giornalistico il 14 dicembre 2024 e venne fermata sei giorni dopo, il 20 dicembre, proprio alla vigilia del suo rientro in Italia. L’accusa contro la reporter è quella di aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran. Lo afferma il dipartimento generale delle relazioni con i media internazionali del ministero della Cultura di Teheran, citato da Irna, l’agenzia di stampa ufficiale vicina al governo iraniano. Per ora, l’accusa appare generica.

Le condizioni di Cecilia Sala

Cecilia Sala ha trascorso i suoi ultimi giorni in una cella d’isolamento del carcere di Evin, tristemente famoso per essere il luogo dove vengono incarcerati gli oppositori del regime. Può solo fare alcune telefonate alla famiglia. Nulla di più. L’unica ad averla incontrata è stata Paola Amadei, l’ambasciatrice italiana in Iran. Il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che i servizi di Intelligence italiani sono in continuo contatto con Teheran, ma che non si possono fare previsioni di un eventuale rilascio. Il dialogo è dunque aperto ma la trattativa è delicata e non dipende solo dall’Italia. La formulazione di un’accusa potrebbe ulteriormente ritardare i tempi. L’arresto è una ritorsione da parte iraniana del fermo a Malpensa di Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Milano il 16 dicembre su mandato degli Stati Uniti. E infatti anche il Dipartimento di Stato americano si è espresso sul caso: “arresto ingiustificato, l’Iran la liberi subito”.

Credits Foto: Agenzia Fotogramma

31 Dicembre 2024